Martedì 1° settembre 2015, Da sinistra professor Roger P. Tatum università Seattle, professor Robert Giuli fondatore del congresso, professor Hans Gregersen presidente unuversità di Chongqing, professor George Tridafilopoulos universitá di Stanford, professor Myung-Gyu Choi, università cattolica di Corea, professor Carmelo Scarpinato professore in farmacologa e segretario generale del congresso, (ft.WSM/Colman)
Fino al 3 settembre oltre 2 mila medici, professori, chirurghi sono riuniti al Grimaldi Forum per il 13° Congresso specializzato sulle malattie dell’Esofago e lo sviluppo delle tecniche.
“Si parla di tecniche – spiega il segretario generale del congresso, il professor Carmelo Scarpinato- perché le ditte farmaceutiche hanno perso i loro brevetti sulle specialità e quindi i medicinali costano poco e loro non hanno interesse a studiare nuovi prodotti. È questa una triste realtà che tocca molte patologie. Per questo motivo i medici ed i chirurghi hanno studiato e stanno studiando nuove tecniche per risolvere le patologie legate all’esofago, in modo sempre meno invasivo, passando dalle vie naturali”.
Le patologie legate all’esofago restano meno diffuse rispetto a quelle dello stomaco o dell’intestino, perché? Risponde il professor Robert Giuli, fondatore del congresso: “Perché bisogna diffondere il più possibile quanto sia necessario fare prevenzione. Il reflusso esofageo è in realtà molto diffuso nella nostra società grazie alle cattive abitudini alimentari (obesità), all’eccesso di alcool e al fumo, senza dimenticare l’inquinamento”.
Secondo il professor George Triadafilopoulos, presidente del congresso, questa riunione internazionale è molto importante in quanto permetterà di fare passi avanti nella ricerca legata alla genetica. Si sospetta, infatti, che nelle patologie legate all’esofago le donne siano più protette grazie agli estrogeni ma ancora non è una sicurezza al 100%. Certi Paesi in cui queste patologie non esistevano come l’Asia oggi vedono un forte incremento dei tumori dell’esofago a causa del forte inquinamento atmosferico, come per la Cina, al fumo e al cambio di abitudini alimentari, con l’introduzione di bibite gasate e del cibo cosiddetto “spazzatura”.