1° Quotidiano Online del Principato di Monaco dal 2008

Incontri con personaggi e personalità della vita monegasca.

Patty Farchetto incontra Caro Emerald.

Domenica 28 novembre. (ft.©M.C.G NewPress7). 

Caro Emerald è stata ospite della serata finale del Montecarlo Film Festival de la Comédie, per montecarloin.net l’ha incontrata Patty Farchetto
Il mondo musicale di oggi è popolato da moltissime, giovani e talentuose artiste tra queste Caro Emerald che è lo pseudonimo di Caroline Esmeralda van der Leeuw. Nata ad Amesterdam 29 anni fa, curve generose e voce da pelle d’oca. PF. – Ho letto la storia di “Back It Up” la sua recente canzone e vorrei che ci raccontassi come hai registrato il pezzo. 
CE –  E' piuttosto divertente perché la canzone non era destinata a me, io ero solo la cantante del demo, ma mi sono accorta che era talmente perfetta per la mia voce che ho deciso, insieme ai miei collaboratori, di farla mia e di registrare un intero album su questo genere musicale.
PF. – Lo stile musicale del pezzo e del disco è molto anni 40/50 e apparentemente non ha nulla a che vedere con una giovane ragazza di oggi, come hai deciso di fare un disco di questo genere?
CE – Nello stesso modo in cui sono “capitata” nella canzone perché cantare Back It Up è stata una tale coincidenza, ma che mi calzava perfettamente e così ne è uscito fuori un disco pop-jazz. Io poi ho un background fortemente jazz, quindi per me è stata una scelta logica.
PF.- Cosa puoi dirci di te, prima di questo album?
CE - Canto da quando ho 11 anni, mi sono diplomata al Conservatorio di Jazz ad Amsterdam nel 2005 e praticamente ho sempre lavorato nel mondo della musica, come cantante in diversi progetti, ho fatto parte di una band, ho insegnato canto e fatto un sacco di cose!
PF. – “Deleted scenes from the cutting room floor” è il titolo del nuovo album, da dove arriva questo lunghissimo titolo?
CE – Questa è una frase spesso usata nel mondo del cinema, sui vari set, l’abbiamo scelta principalmente perché la nostra musica non si ispira solo alla musica anni 40 e 50, ma anche al mondo del cinema di quei tempi.
PF. – Anche il tuo stile personale (abiti, trucco, capelli) è perfettamente in tema con quei tempi. Scegli da sola i tuoi abiti o hai un consulente di immagine?
CE – Lavoro con qualche stilista, ma adoro scegliermi da sola gli abiti che possono essere veri vintage o attuali di foggia retrò. Credo che sia piuttosto una questione di come i vari pezzi vengono poi combinati insieme.

INCONTRI: Designer del gioiello: Pier Paola Bernasconi.

Domenica 31 ottobre. (ft.©WSM/Colman). 

Tra i talenti italiani presenti nel Principato di Monaco c’è la designer di gioielli Pier Paola Bernasconi. Nata a Luino in provincia di Varese, è una ragazzina molto brava a scuola e con un hobby importante: la pittura. Gli studi superiori e l’impegno dell’università le fanno però abbandonare il suo passatempo. Pier Paola si laurea in medicina con specializzazione in odonto-stomatologia ed inizia la sua attività con successo. Apprezzatissima dai suoi clienti per devozione, pazienza e delicatezza, in realtà Pier Paola comincia a soffrire. Se esteriormente non fa trasparire nulla, in realtà non riesce a rimanere impassibile davanti alla sofferenza del prossimo. Ad un certo punto della sua vita, in accordo con il marito, che ha conosciuto all’università e con cui condivide lo stesso lavoro, decide di abbandonare. 
MCin: Quando ha ideato la sua prima creazione nella gioielleria?
PPB.: Il primo lavoro è stato il mio anello di fidanzamento. Ho sempre avuto dei gusti molto precisi. Mio marito, invece di regalarmi il classico anello mi offrì un diamante. Io andai in un laboratorio di gioielleria che conoscevo, feci un disegno di come desideravo la montatura. Il tecnico, era un mio amico, mi fece tornare ed insieme modellammo con la cera l’anello. Fu appassionante!
MCin: Quando ha abbandonato il lavoro di medico cosa ha deciso di fare?
PPB.: Mentre lavoravo come medico avevo già ripreso a disegnare. Seguivo dei corsi legati alla gioielleria per imparare a lavorare le varie materie. Una volta lasciata la professione mi sono dedicata completamente a quella che era diventata la mia passione.
MCin: Qual è stata la sua prima creazione professionale?
PPB.: Un orsetto che avevo disegnato per il mio primo concorso Gia Jewelery Design dove ricevetti il premio speciale della critica. L’orsetto, che conservo gelosamente è in oro bianco e giallo con un pacchetto regalo in acqua marina ed un bouquet di fiori preziosi. Ne ho realizzati degli altri per dei clienti, uno per esempio con i fiori in corallo ma il primo è mio personale!
Mcin: Quando e come è venuta la decisione di venire a vivere a Monte-Carlo?
PPB: Da Pavia dove abitavamo, venivamo ogni tanto a Monte-Carlo al mare. Ad un certo punto abbiamo deciso di prendere una casa in affitto e appena avevamo le vacanze ci trasferivamo qui. Poi abbiamo deciso di venirci a vivere definitivamente nel 1999. Ho creato la mia società di design e poi ho aperto il negozio dove ho creato il mia gioielleria. Oggi l’80% dei prodotti esposti in negozio sono di mia produzione. Il resto sono pezzi particolari, possono essere molto moderni oppure in stile antico.
MCin: Quali le ultime novità?

PPB: Dal punto di vista creativo sicuramente l’uso della lava in gioielleria. Ho accostato delle perle di lava al corallo ed il risultato è di grande effetto e sicuramente nelle prossime creazioni l’accosterò ad altre pietre. Poi, in seguito all’esposizione che si è svolta a Monaco in primavera dei preziosi codici miniati rinascimentali che fanno parte della collezione ideata dalla Franco Cosimo Panini editore, mi è stato proposto se volevo rappresentarli qui nel Principato ed ho accettato. In vetrina accanto a gioielli in stile antico spicca il Libro D’Ore Torriani.

Oggi Pier Paola è una donna appagata e solare, soddisfatta del suo lavoro che è sempre in evoluzione. Sua una creazione ideata su richiesta dell’Automobile Club di Monte-Carlo per Charlene Wittostock. Un bracciale con il circuito di Monte-Carlo e le sue iniziali in diamanti offerto dall’ACM a Charlene nel 2009. Pier Paola ha anche realizzato un dono per S.A.S. il Principe Albert II offerto dall'AJM (ass. Jeunes Monegasques), un prezioso ferma cravatta.

Alberto Repossi : gioielli reali.

 Lunedì 13 settembre. A. Repossi davanti al ritratto del nonno, (ft.©Repossi).

 

Il magnifico anello di fidanzamento che S.A.S. il Principe Albert II  ha offerto a Charlene Wittstock è opera di un grande gioielliere italiano, Alberto Repossi. Non nuovo ad essere colui che crea fantastici gioielli per nobili e celebrità internazionali, Alberto Repossi ha concesso un’intervista a montecarloin.net .

MCin : Lei aprì la sua gioielleria a Monaco alla fine degli anni ’70, di fianco all’hotel Hermitage, in quello che è il cuore del Carré d’Or. Come è nata la sua passione per questo lavoro ?

A.R. : All’inizio la mia non è stata una passione ma una scelta di vita obbligata; la passione è nata più tardi. Il fondatore fu mio nonno che aprì a Torino il primo negozio. Mio padre continuò l’attività. Quando fu il mio turno, avevo terminato il liceo artistico, dissi ai miei che volevo fare l’artista, il pittore . Per un po’ di tempo cercai di farlo ma mio padre mi richiamò all’ordine e mi spedì a lavorare a Valenza Pò dove imparai il mestiere di orafo dalle basi: realizzare un gioiello dalla A alla Z. Lavoravo sull’ottone che ha caratteristiche diverse rispetto all’oro, molto più rigido ma lì uscì fuori anche tutta la mia vena artististica e di conseguenza la passione. 
 
MCin: Quale fu il passo succesivo?
A.R.: Da lì un giorno dissi a mio padre che nella nostra attività mancava un passaggio all’interno del nostro laboratorio: il settore della pietra e il taglio. Partii in Oriente per cercare direttamente le pietre da comprare. Erano gli inizi degli anni’70 e non esistevano le regolamentazioni odierne: era un po’ un’avventura. Arrivai in Sry Lanka poi in Birmania e in Thailandia. Ingrandimmo la nostra attività ed il laboratorio. Iniziai ad aprire i negozi. Il primo, quello di Torino era stato aperto da mio nonno nel 1949.

 

MCin : Come è arrivato a Monte-Carlo ?

A.R. : Tra il 1978/1979 molti dei nostri più importanti clienti italiani, per paura dei rapimenti, si trasferirono a Monaco o in Francia. Noi venivamo in vacanza in Costa Azzurra e a Monaco. Mi resi conto che il trasferimento era obbligatorio: Monaco offriva tranquillità, sicurezza, stabilità e glamour.
MCin: Dopo Torino e Monte-Carlo ?
A.R.: Andai in Medio Oriente, fui ricevuto dall’allora Principe, attuale re Fahd dell’Arabia Saudita. La famiglia Feisal fu mia cliente ed aprii un negozio a Gedda, poco tempo dopo in Kuwait, ma lì fummo completamente rapinati dagli iracheni quando invasero il Paese. La consacrazione per la Maison Repossi ci fu con l’apertura, 26 anni fa, della nostra gioielleria a Parigi in Place Vendôme. A Londra invece avevo comprato un immobile intero di fianco a Cartier.

Alle spalle di Repossi la foto della figlia Gaia.

MCin : Oggi sua figlia, che le somiglia davvero tanto, prosegue l’attività di famiglia : è stato molto fortunato che non abbia voluto fare altre cose.

A.R.: No, non è stato così. Gaia ha 24 anni ed è un vero « geniaccio » ! Al termine degli studi voleva occuparsi d’arte, un po’ come era successo a me. Io però l’ho lasciata libera. Ogni tanto mi accompagnava nei miei viaggi di lavoro e durante questi viaggi andava in giro per gallerie d’arte e musei e poi veniva con me. Ha iniziato a darmi dei giusti consigli, molto efficaci, soprattutto dal punto di vista artistico, della moda. Da tre anni è divenuta il direttore artistico della « Maison ». Insieme alla sua cara amica Eugenia Niarkos hanno creato insieme la linea giovane Repossi, Ere, che riscuote grande successo.

Giò e Alberto Repossi.

MC
in : Come ha saputo che S.A.S il Principe Alberto II voleva comprare l’anello di fidanzamento ?

A.R. : Mi ha semplicemente telefonato e mi ha detto che aveva bisogno di vedermi al più presto perchè doveva fare un acquisto importante. Io mi trovavo per il fine settimana a Formentera, ospite in barca di amici. Sono partito subito e dopo poche ore mi trovavo a Palazzo con una valigetta che conteneva i più bei diamanti.

MCin: Cosa ha scelto il Sovrano?

A.R. : Un magnifico diamante a goccia montato su oro bianco.

MCin : Signor Repossi qual è la sua pietra preferita ?

A.R. : Adoro le perle del golfo Persico, purtroppo ormai non ce ne sono più.

MCin : Lei ha avuto molto dalla vita : grande successo nel lavoro, un matrimonio felice con sua moglie Giò che lavora con lei. Cosa desidera di più oggi ?

A.R. : Un bel nipotino ! 

Mario Moretti Polegato: come si diventa imprenditori.

Martedì 29 giugno, M.Moretti Polegato durante il suo intervento alla cerimonia dei diplomi IUM, (ft.©WSM/Colman)

Abbiamo incontrato Mario Moretti Polegato, gran patron della Geox: 1.100 negozi monomarca nel mondo, 11 mila in 100 Paesi, 2.500 dipendenti. Polegato ha tenuto un breve discorso alla cerimonia della consegna dei diplomi alla IUM.Con la sua azienda fa parte di quelle società che reclutano neo-laureati e che aprono ai giovani il mondo del lavoro.
MCin: Signor Polegato nel suo discorso ha raccontato di come è nata la storia della creazione del suo brevetto, un’esigenza personale, e di come non abbia pensato due volte ad abbandonare l’azienda vinicola di famiglia per creare la sua società. A suo avviso per i giovani c’è ancora questa possibilità oggi?
M.M.P.: I giovani hanno diverse strade che possono intraprendere. Voglio fare una premessa: a mio avviso la creativà fa parte del DNA di ognuno di noi. Bisogna capire che se una persona ha un’idea geniale, non deve per forza divenire imprenditore. Se inventa una modifica importante, per esempio, ad un macchinario di un’azienda a quel momento lui può anche cedere il brevetto all’azienda ma diventa indispensabile per quella società e sicuramente farà carriera. Negli USA per esempio ci sono compagnie che comprano i progetti per rivenderli nel mercato. Oggi ci vuole un atto di coraggio per entrare nel rischio dell’impresa. L’altra strada è farsi finanziare da un istituto di credito, fare piccoli passi, piccoli prestiti. Io per esempio per la creazione di Geox ottenni dal direttore della banca un fido stagionale, sono sempre stato serio ed è così che mi sono fatto strada, rispettando gli impegni presi. Oggi sono il quarto uomo più ricco d’Italia e ne sono molto fiero.
M.M. Polegato insieme alla moglie Licia Balzan Polegato Console Onario di Monaco a Venezia.

MCin:
Lei è un uomo realizzato non è mai stato tentato di vendere tutto?
M.M.P.: Si mi è stato chiesto ma ho ascoltato il consiglio di mia madre che mi disse: “Sei troppo giovane e poi che cosa fai?” L’azienda mi dà grande soddisfazioni e grazie al mio lavoro mi trovo spesso a conferenze e convegni come a Davos, New York, Pechino a contatto con premi Nobel, Capi di Stato, scienziati e posso confrontarmi e spiegare i problemi che ci sono nel mondo del lavoro. Mi piace frequentare le università e dare un contributo ai giovani.

MCin: Lei ha un figlio, di cosa si occupa?
M.M.P.: E’ un avvocato di 28 anni a cui ho affidato di recente una casa di abbigliamento sportivo italiana che abbiamo da poco rilevato la Diadora: a lui ora il compito di rilanciarla.

Incontri: MARIA BETTI.

 Lunedí 7 giugno, (ft.© WSM/Colman). 

In un momento in cui l’inquinamento e il nucleare sono al centro dell’attenzione internazionale, cosí come tutto il discorso legato all’ambiente, montecarloin.net ha voluto parlare con un’esperta del settore. Maria Betti, toscana, è dal 1° agosto del 2008 Direttrice dei Laboratori dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (IAEA) con sede proprio nel Principato di Monaco. 
MCin: Lei tiene in alto il nome dell’Italia con il suo incarico: come è arrivata fino a qui?
M.B.: Mi sono laureata in chimica all’università di Pisa, dopo vari masters. Qui ero ricercatrice ed ho avuto l’opportunità di entrare nella Commissione Europea, nell’istituto per gli elementi Transuranici. Sono passata al Centro di ricerca ISPRA in Germania, dove mi occupavo di chimica analitica ambientale e al Lund in Svezia. Da 17 anni sono funzionario europeo dell’Agenzia. Nel 1991 sono stata nominata Capo sezione chimica analitica presso il Centro di Ricerca della Commissione Europea Karlsruhe in Germania. Poi c’è stato il bando di concorso per questo posto a Monaco, a cui ho partecipato, ed ho avuto la direzione.
MCin: Qual’è l’attività che svolgete all’interno di questa Agenzia?
M.B.:All’inizio l’Agenzia si occupava solo del programma terrestre, in particolare dell’inquinamento nucleare. Ad esempio, dopo la I Guerra del Golfo nel 1990, l’Agenzia si occupò di controllare il sistema di attività clandestina di nucelare con campioni acqua-terra. Per lo stesso problema furono controllati i Balcani. Dal 1° gennaio 2010 c’è stata una ristrutturazione del programma che è completo (terra, mare, aria). Ci occupiamo di controllare i livelli di radioattività nell’ambiente, con un’eccellenza nelle misure analitiche, ed ora effettuiamo anche la misurazione degli inquinamenti organici o causati anche da metalli pesanti. Utilizziamo tecniche nucleari, isotopi che esistono in natura. Siamo di supporto agli Stati membri dell’Agenzia (152) per il monitoraggio dei danni ambientali provocati per esempio dalle petroliere (Prestige, Valdes).
MCin: Cosa pensa del gravissimo incidente alla piattaforma petrolifera in Luisiana? M.B.: A questo punto sono io, se mi permette a fare una domanda al pubblico: è più pericoloso per l’ambiente il nucleare o il petrolio? Il nucleare viene demonizzato per non conoscenza della materia ma posso garantire che è molto più pulito e sicuro ed usato in molti settori con successo oggi come la medicina. Nel petrolio, e questo caso lo conferma una volta di più, gli addetti ai lavori mancano di etica professionale. I controlli sulla sicurezza dovrebbero essere rigorosissimi. Ora non sanno più cosa fare per bloccare la fuoriuscita del greggio!
MCin: Qual è il problema più preoccupante per l’ambiente?
M.B.: Il cambiamento climatico. In particolare l’acidificazione degli oceani. Il CO2 può diventare più pericoloso dell’inquinamento locale causato da un incidente.
MCin: Che tipo di studi fate nei vostri laboratori?
M.B.: Pompiamo direttamente l’acqua dal mare e riproduciamo diverse condizioni ambientali mutandone la salinità e la temperatura: tropici, artico. In questo modo studiamo l’acidificazione dei mari con l’assorbimento dell’anidride carbonica. Studiamo il fenomeno tossico delle alghe, le cosidette maree rosse, provocato dall’uso smodato dei fertilizzanti terrestri, che provacano danni seri alle colture dei molluschi che diventano molto tossici e dannosi all’uomo. Tutto questo provoca gravissimi danni ai pescatori che non possono più lavorarli e all’economia.
MCin: Cosa si può fare?
M.B.: La figura predominante per la sensibilizzazione ai problemi legati all’ambiente e al lavoro che si sta facendo è sicuramente quella di S.A.S. il Principe Albert II di Monaco. Grazie a lui si è creato un gruppo mondiale di lavoro, dove anche la IAEA è implicata insieme al Centro Scientifico di Monaco e ad altre organizzazioni internazionali. Si vuole studiare l’impatto dei cambiamenti climatici sull’economia nei diversi Stati, per riuscire ad ottenere risonanza a livello politico.
MCin: Avete molti giovani che lavorano nei vostri laboratori?
M.B.: La IAEA è anche un centro di formazione per giovani ricercatori scientifici non solo degli Stati membri ma provenienti anche da altri Paesi.
MCin: Pochi conoscono l’esistenza dell’Agenzia nel Principato.
M.B.: Si, ne sono consapevole. Del resto la nostra attività non prevede pubblicità, noi abbiamo un lavoro di grande responsabilità concreta, la comunicazione spetta ad altri. Però dal prossimo anno ho deciso che faremo una serie di conferenze nelle varie scuole per far conoscere il nostro lavoro ai ragazzi con giornate dedicate alle visite.
MCin: Come è nata la sede a Monaco dell’IAEA?
M.B.: Il 10 marzo del prossimo anno l’Agenzia festeggerà 50 anni di esistenza. Ma partiamo dall’inizio. Nel 1959 si svolse a Monaco la conferenza internazionale sullo stoccaggio in mare e in terra di materiale nucleare. Fu quasi una conseguenza: il Principe Ranieri III propose di aprire la prima sede dell’International Atomic Energy Agency all’interno del Museo Oceanografico con sei dipendenti. I Principi di Monaco hanno sempre sostenuto il nostro lavoro che diventò sempre più importante a livello internazionale. L’Agenzia aveva bisogno di più spazi e quindi fu spostata vicino allo stadio Louis II dove rimase fino al 1998, diretta, fino a quando sono arrivata io, da Mohamed El Baradei. Oggi abbiamo questa palazzina completa, dove ci sono 50 ricercatori di 17 nazionalità diverse mentre altri 20 sono distaccati in Austria.

Monaco - Nepal con Marie Cécile Proust. 4 febbraio

Marie Cécile Proust, moglie del Ministro di Stato di Monaco, è sicuramente una donna molto impegnata ma non in frivolezze e mondanità. Consapevole del suo importante ruolo e grande appassionata di trecking è oggi presidente d’onore dell’Associazione N.A.M.A.S.T.E. (Nepal-Monaco Association Culturelle) da lei fortemente voluta per portare aiuto alle popolazioni del Nepal ma allo stesso tempo fare conoscere la loro cultura.
 
MCin: Perché un’associazione pro- Nepal?
 
M.C.P: Non è stato proprio così facile. Ero stata a fare un viaggio in India, un viaggio per conocere la cultura del Paese, il popolo, sono andata in zone poco frequentate da turisti. E già lí ero rimasta colpita dalla popolazione, che anche in grande povertà sono sempre sorridenti. Sono poi arrivata a Monaco dove mio marito ha assunto le funzioni di Ministro di Stato. Non dimenticherò mai il primo viaggio ufficiale a New York, dove S.A.S. il Principe Albert II doveva tenere un discorso all’ONU.
Sono stata circondata da grandi personalità, tutti a complimentarsi per l’eccezionale lavoro umanitario che compie il Principato di Monaco ed in particolare modo per la generosità e il sostegno concreto, a volte in prima persona, dello stesso Sovrano. Io francese, appena giunta a Monaco (5 anni fa), scopro l’altro volto di questo bellissimo Paese e constato che Monaco è il Paese dell’aiuto umanitario. Quando sono rientrata nel Principato, ho voluto incontrare i rappresentanti della Cooperazione Internazionale di Monaco e delle varie associazioni per cercare di dare la mia collaborazione ed il mio sostegno attivo.
MCin: Quando è arrivata l’idea del Nepal?
M.C.P: Nel gennaio 2007 alla Salle du Canton è stata organizzata la settimana dell’Himalaya organizzata da un’associazione di Avignone che si occupa del Nepal. Con questa associazione aveva già collaborato Map (Monaco Aide et Presence) per la costruzione di una scuola. Nessuno poteva andare a rappresentare Monaco, me lo hanno proposto. E’ un viaggio molto faticoso, ci sono tre giorni di marcia, si dorme in tenda, è una vita molto spartana. Ho accettato ed ho iniziato a fare un allenamento adatto, così sono partita. Sono stata conquistata dalla gente del posto: i loro sorrisi, la loro semplicità, infaticabili lavoratori.
La scuola costata 25 mila euro, tutta con pietra tagliata (ft.©M.C.Proust)

MCin: Come ha trovato la capitale Katmandu?
M.C.P: Bisogna sapere che da poco è finita la guerra civile. La città è ricca di contradizioni e povertà. La bellezza del Paese è fuori. Nella zona in cui operiamo, Rigaon, ai piedi dell’Himalaya, sono 27 villaggi per un totale di 8 mila abitanti. E’ stato entusiasmante l’inaugurazione della scuola (costata 25 mila euro), la loro accoglienza, i bambini che hanno organizzato uno spettacolo. Alcuni degli insegnanti sono giovani del posto che erano partiti per studiare ed ora sono tornati a casa per aiutare gli altri.
 
MCin: Dopo questa esperienza cosa è successo?
M.C.P: Sono tornata diverse volte fino a quando lo scorso anno ho capito che si poteva creare anche un’associazione indipendente a Monaco, NAMASTE, la cui presidente è Nancy Dotta.
 
La scuola da ristrutturare.

MCin: In che modo si deve aiutare la popolazione locale?
M.C.P: A loro mancano i mezzi economici, sono molto poveri ma pieni di volontà. Gli uomini sono sherpa (portatori), le donne restano a casa, coltivano le risaie, si occupano degli animali, della casa, dei figli. Noi, aiutandoli economicamente, permettiamo loro di comprare i materiali per le costruzioni: grazie a questo hanno edificato un dispensario. Abbiamo finanziato l’acquisto dei materiali per la realizzazione degli impianti di irrigazione e per la creazione di diverse fontane. Nelle nostre missioni portiamo medicinali oppure anche in questo caso i finanziamenti per acquistare l’occorrente a Katmandu. Tra poco inizieranno i lavori per ristrutturare un edificio che diventerà una scuola materna.

 
Il 12 febbraio prossimo partiamo di nuovo fino al 27, un gruppo di 12 persone con un’equipe di oftalmologi, che hanno comprato una strumentazione particolare che misura la vista, perché la maggior parte della popolazione non sa leggere, e portiamo tutto l’occorrente per fare gli occhiali a chi non vede bene. Donando uno o due euro a persona si possono fare molte cose per il Nepal. Grazie alla collaborazione con la Cooperazione Internazionale di Monaco abbiamo anche potuto realizzare un inceneritore: non esisteva un sistema di raccolta dei rifiuti, venivano lasciati ovunque.
Il magnifico gatto di casa Proust, di sfondo le lepri (ft.©WSM/Group)

MCin: In che modo fate conoscere l’associazione?
M.C.P: Facendo diverse conferenze dove parlo semplicemente del Nepal e mostro le fotografie che ho fatto durante i miei viaggi. Anche S.A.S. il Principe Albert II è stato conquistato: non è mai stato in Himalaya e credo che prima o poi andrà a fare visita a questo Paese. Per raccogliere i fondi, speriamo che molte persone vogliano raggiungere l’associazione e poi organizziamo piccoli eventi artistici come Arty Spring, dove grazie alla vendita di simpatiche lepri dell’artista Ottmar Hôrl abbiamo raccolto 40 mila euro.

Se volete sapere di più, vi invitiamo ad andare alla conferenza di venerdì 5 febbraio alle ore 19,30 a la Maison de l’Amerique Latine per ascoltare dalla voce entusiasta di Marie Cécile Proust il racconto non solo sulla cultura e la bellezza del Nepal ma anche come grazie agli aiuti e alla buona volontà di questo popolo molto progetti si realizzano rapidamente.

IN "Speciale" il seguito del reportage fotografico relizzato da Marie Cécile Proust.
 

SCACCHI.

(ft.©WSM/Colman)

Nel mondo degli scacchi internazionale affiora un giovane talento italiano, si tratta di Sofia Malferrari, 9 anni, che dall’età di 7 gioca a scacchi con grande passione e determinazione. Sofia ha fatto parte del gruppo di sfidanti della Federazione di Monaco che ha giocato contro le due campionesse europea e mondiale, Skripchenko e Kosteniuk, allo Sporting d’Hiver.  Sofia è nata a Firenze, vive nel Principato dal 2004 dove frequenta la 8° (la quarta elementate in Italia). montecarloin.net l’ha incontrata ed ha scoperto una bambina davvero in gamba!
Da sinistra il presidente della Federazione J-M Rapaire, le due campionesse, Sofia e il vice presidente P.Botto.

MCin:
Sofia come hai iniziato a giocare a scacchi?
S.M.: Vedevo giocare mio papà con mio fratello maggiore Simone. Mi piaceva guardarli ed ho chiesto a papà di insegnarmi. Ho imparato in fretta. Mi piace molto giocare, mi diverte e posso passarci molte ore.
MCin: Oggi fai parte della Federazione monegasca di scacchi, sei  seconda nella classifica del campionato francese di poussines, la tua categoria, ma dove vuoi arrivare?
S.M.: Voglio battere l’attuale campionessa, voglio diventare io la campionessa!
Sofia lo dice ridendo, è una bambina solare e scherzosa, davvero molto simpatica e molto determinata!
MCin: Per diventare sempre più forte negli scacchi dovrai allenarti parecchio.
S.M.: Si mi alleno tre volte alla settimana, in tutto sei ore e poi studio proprio per gli scacchi se no non vado avanti. Quasi tutti i fine settimana ho un torneo oppure delle partite con la nazionale.
MCin: E’ molto impegnativo!
S.M.: Si ma io mi diverto.
MCin: La scuola ti piace?
S.M.: Si, vado bene a scuola, ho tanti amici ed amiche e mi piace lo sport.
MCin: Hai tempo di praticare qualche attività?
S.M.: Si’ pratico atletica, il nuoto, ora che c’è la pista di pattinaggio vado a pattinare con le mie amiche,  gioco a basket  e nel calcio tifo “viola”!
Sofia insieme alla mamma.

Chiedendo informazioni su questa mini campionessa, a genitori, giocatori, allenatori, scopriamo che Sofia ha una grande capacità di concentrazione, necessaria per potere giocare a scacchi. Nessun adulto le mette soggezione quando gioca, ha un grande autocontrollo e una sana competitività! Il papà Stefano ci racconta che la “scuola russa” di scacchi dice che ci vogliono tre cose per giocare a scacchi: 1) Grande spirito di competizione, perché gli scacchi sono il secondo sport più violento dopo la scherma. 2) Un comportamento da artista con un talento innato. 3) Importante è la componente scolastica, gli scacchi sono una scienza. Ma il signor Stefano aggiunge che a suo avviso c’è una quarta componente che è la forma fisica, occorre stare bene per potere fare una bella partita. Infatti quando Sofia gioca in torneo in nove giorni affronta anche nove partite, una vera atleta della scacchiera!
Un momento del torneo.

MC
in: Sofia quali sono i programmi per quest’anno, quali sono gli impegni più importanti per te?
S.M.: Dal 13 al 19 aprile ci sarà la finale del Campionato di Francia, dove vorrei  vincere! Poi a fine settembra andiamo in Georgia per il Campionato d’Europa e ad ottobre in Grecia per il Campionato del Mondo.
In bocca al lupo Sofia!

TENNIS.

Tra i tanti italiani che vivono nel Principato, montecarloin.net ha incontrato Riccardo Piatti, allenatore internazionale di tennis.
MCin: Riccardo, perché ha scelto questo lavoro? E’ stata la passione per il tennis?
R.P.: No, per niente è stata una conseguenza delle scelte che ho fatto. Io sono di Como, mio padre era nel settore tessile, mia madre insegnante. Volevano facessi l’avvocato, io ho studiato, sono andato all’università ma in realtà mi piaceva lo sport ...
.... Giocavo molto a tennis, ero interessato a capire questo sport. Allora mi iscrissi alla scuola e sono diventato maestro di tennis e da lì vice-direttore dei maestri di tennis. Io volevo capire a fondo il tennis per insegnare agli altri giovani. E’ così che sono diventato allenatore nel 1984.
MCin: Quali sono stati i suoi allievi? Subito campioni affermati?
R.P.: Assolutamente no; ho fatto quello che ancora oggi sto facendo. Vado alla ricerca di ragazzi che amano questo sport, l’importante è la passione. All’epoca presi quattro quattordicenni e cominciai ad allenarli: divennero i miei primi quattro campioni: Furlan (19°al mondo), Mordegan (21°) e in doppio la coppia Caratti-Brandi (50° della classifica ATP di allora).
MCin: E’ molto che allena Ivan Ljubicic?
R.P.: Ho iniziato ad allenarlo che aveva 17 anni, ne sono passati 14, e sto allenando anche Simone Bolelli.
MCin: Oggi, che è un allenatore affermato, in molti verranno a chiedere di essere allenati da lei, come decide chi allenare?
R.P.: Sì ma io continuo con il mio sistema. Cerco nuovi talenti e li cerco da piccoli. Conosco i ragazzini, li guardo, ci gioco, vedo le qualità, i difetti e soprattutto le motivazioni; ne scelgo due o tre, li iscrivo al club dove alleno e li faccio crescere tecnicamente.
MCin: Come è cambiato il tennis in 20 anni?
R.P.: Sicuramente in meglio. Oggi tutto è curato: l’alimentazione, la preparazione fisica, quella psicologia e tutto è complementare all’allenamento. Certo il problema dei tennisti è la quantità dei tornei che devono giocare obbligatoriamente e per cui devono compiere viaggi molto lunghi, con differenze orarie che a lungo andare portano ad una stanchezza fisica notevole.
MCin: Perché ha scelto di vivere a Monte-Carlo?
R.P.: Quando si gira il mondo, si ha bisogno di tornare a casa, quando sono a casa, ricomincio subito ad allenare. Monte-Carlo è il posto ideale: clima, tranquillità, vicinanza dei luoghi. Il Country Club è una struttura perfetta per i tennisti, c’è tutto: palestra, campi per l’allenamento. Questo fa sì che per tutti questi motivi anche i tennisti prendono la residenza a Monaco, un posto dove possono passeggiare tranquillamente, anche se la gente li riconosce, non sono presi d’assedio dai Fans. Le persone sono tutte molto discrete.
MCin: Come funziona il doping nel tennis?
R.P.: Bhé, nel tennis oggi all'anti-doping non si sfugge. I controlli sono severi ed intensi. I tennisti devono sempre far saper dove possono essere rintracciati, possono subire anche due controlli al giorno. Se per tre volte non si fanno trovare, scatta una sospensione di due anni; per cui oggi è difficile che un tennista abbia voglia di rovinarsi la carriera.

(ft ©WSM/Colman)

Ivan Ljubicic. 7 dicembre

Ivan Ljubicic

Un simpatico e disponibile Ivan Ljubicic ha risposto a tre nostre domande parlando in un italiano praticamente perfetto.
 
mcin: Ivan Ljubicic non è la prima volta che si esibisce in un match di beneficenza?
I.L.: No è qualcosa che faccio molto spesso. E’ un impegno personale, aiutare i bambini che hanno bisogno. Non mi dedico ad aiutare solo l’infanzia della Croazia ma vado ovunque ci sia bisogno, ogni qualvolta che sono libero. Prossimamente organizzaremo un evento mondiale di calcio.

 

mcin
: Cosa consiglia ai ragazzi che vogliono diventare dei professionisti del tennis?
I.L.: Di praticare qualsiasi sport come un divertimento. Soprattutto consiglio di provare diverse attività sportive prima di decidere, per capire a quale sport è adatto il proprio fisico. Per un giovane il divertimento è alla base poi arriva il resto.


mcin
: Cosa rimprovera al tennis di oggi?
I.L.: Sicuramente la fatica fisica che tutti proviamo che fa sì, che la carriera di un tennista sia breve rispetto al passato. L’associazione giocatori ha chiesto più volte all’ATP che venga diminuito il numero dei tornei obbligatori. Poi possono esserci mille altri tornei nel mondo ma il giocatore avrebbe più libertà di scelta, avendone meno obbligatori fisicamente avremmo una carriera più longeva. Purtroppo nessuno ci ascolta.

Licia Balzan: Console onorario di Monaco a Venezia. 20 novembre


Per celebrare la Festa Nazionale monegasca, ogni anno giungono a Monaco i vari rappresentati dei corpi diplomatici, tra questi, anche i consoli onorari. Abbiamo incontrato il Console Onorario di Monaco a Venezia, Anna Licia Balzan Moretti Polegato.
MCIN: Sono passati dieci anni da quando ha ricevuto questo importante incarico, quali sono i settori che più ha seguito?
Balzan: Nel mio incarico sono interessata a tutti i settori in cui posso creare un legame tra Venezia e il Principato di Monaco. Due anni fa abbiamo portato a Venezia, al teatro la Fenice, l’Orchestra Filarmonica di Monte-Carlo, alla presenza di S.A.S. il Principe Albert II, con uno splendido concerto. Quest’anno alla Biennale d’arte di Venezia, per la prima volta c’è stato il padiglione del Principato, rappresentato dall’artista Philippe Pastor. Il prossimo impegno in campo culturale - artistico sarà portare i Balletti di Monte-Carlo a Venezia e spero di poter organizzare questo evento nella primavera 2011.
MCIN: Il mare è un denominatore comune tra Monaco e la Città dei Dogi, in che modo unisce le due città?
Balzan: Attraverso un avvenimento che sarà molto seguito, perché di grande interesse nell’attualità dei nostri giorni: la Conferenza sul Mediterraneo che verrà a tenere il Sovrano monegasco, per parlare e spiegare come fare a proteggere il nostro bel mare. Un altro settore che ci unisce è il turismo, abbiamo organizzato delle presentazioni con l’ufficio del Turismo di Monaco per far conoscere la “destinazione Principato” nella regione Veneto. E poi il settore economico. Abbia fatto diverse riunioni, dove sono venute a trovarci “le donne imprenditrici di Monaco” che hanno potuto incontrare le loro corrispondenti venete; sono rapporti importanti che possono creare sinergie, progetti. Senza questi incontri sarebbe difficile magari trovarsi, avere un’occasione. Le imprenditrici monegasche hanno conosciuto le realtà industriali di Treviso e Vicenza. Tanti punti di contatto che hanno sicuramente creato un arricchimento nello scambio culturale del lavoro.
MCIN: Com’è percepito il Principato di Monaco dai veneziani?
Balzan: Da quando sono Console Onorario, ho sempre cercato di far conoscere le realtà del Principato. Realtà che la maggioranza degli italiani non conosce; un luogo dove si lavora molto, dove ci sono attività di vario tipo: dall’industria, alla finanza, dal settore marittimo alle attività legate al mondo dell’arte. Poi il turismo, lo sport. Resta sempre al centro dell’immaginario collettivo il glamour del Principato, con la sua storia passata, il Gala della Croce Rossa, il Gran Premio. E questo è comunque un bene, perché è uno degli aspetti di Monaco e non si deve eliminare, fa parte del suo fascino.

Luc Pettavino e il MYS. 26 ottobre


L’anno scorso, nel mese di ottobre c’è stato l’inizio della grande crisi economica mondiale, il Monaco Yacht Show aveva appena chiuso i battenti in grande attivo. Quest’anno l’MYS si è svolto mentre l’economia mondiale dava cenni di risalita; essendo l’ultimo grande evento dell’anno, dopo Master Series di Tennis e Gran Premio, che hanno risentito della grande crisi, il Salone Mondiale dei Grandi Natanti di Monaco ha mantenuto le sue posizioni. Il resoconto con Luc Pettavino, “patron” dell’evento.
MCin: Ogni anno si registra un successo, come ha fatto anche quest’anno nonostante la crisi internazionale?
Pettavino: Il MYS è un evento catalizzatore nel mondo degli yacht di lusso. Per tutti gli attori presenti all’evento, la percezione è la realtà, perché è, ciò che si tocca. Il mercato è in ripresa, i compratori dicono: “bisogna continuare a vivere, a far muovere il mercato, se no è la paralisi del sistema”. Il 2008 è stato un anno splendido. Poi tutto si è gelato, nell’estate 2009 è ricominciata l’offerta nelle barche di lusso, dai 50 metri in su. Il MYS, ha inoltre un grande vantaggio, è l’unico salone al mondo per le barche di lusso.

MCin: Che cosa ha cambiato la crisi finanziaria?
Pettavino: Sicuramente i prezzi: -30%. La crescita negli anni precedenti è stata talmente esponenziale! Ogni anno i prezzi crescevano di un 20%, va da sé che nonostante tutto per il mercato, va bene.
MCin: In che cosa potreste migliorare ancora?
Pettavino: Ogni anno ci rendiamo conto dei punti da migliorare e sviluppare. Quest’anno abbiamo avuto un ottimo successo grazie alla realizzazione del doppio padiglione, su due piani, che ha aumentato la superficie del salone, poiché ogni anno siamo costretti a rifiutare degli espositori per mancanza di posto.
MCin: MYS è divenuto un appuntamento da non mancare?
Pettavino: Sicuramente, è il momento dell’anno in cui gli addetti ai lavori della grande nautica da diporto si ritrovano; per l’industria del settore siamo un punto fisso.
MCin: Che cosa manca ancora al MYS?
Pettavino: Il desiderio più grande è quello di offrire più spazio agli yacht che di anno in anno diventano sempre più grandi: tra i 25 e i 100 metri sono gli yacht di lusso. Vorremmo poterli accogliere all’interno del porto di Monaco. Se si pensa che quest’anno davanti al porto di Hercule sono rimasti all’ancora 100 yacht, 80 nella baia di Cap Ferrat e una quarantina a Villefranche, tutti legali al nostro evento! Chiederemo alle autorità competenti la possibilità di avere spazi supplementari, visto l’aumento delle domande dei nostri clienti.
MCin: Quando iniziate a lavorare per l’edizione 2010?
Pettavino: In pratica già adesso. Abbiamo molte conferme e prima di Natale chiuderemo la maggioranza delle prenotazioni.

IL ministro Scajola in visita a Monaco. 20 ottobre

 
Prima visita ufficiale nel Principato di Monaco per il ministro italiano per lo sviluppo economico Claudio Scajola. Montecarloin.net gli ha rivolto alcune domande.
 
MCIN: S.A.S. Principe Alberto aveva chiesto la possibilità, per alcune società che hanno sede a Monaco, di utilizzare i terreni in disuso da anni, nella zona del Roya, dietro a Ventimiglia per installare attività e fabbriche. Il governo italiano quando annuncerà le zone franche?
Scajola: Le do’ una primizia. Tra pochi giorni, mercoledì 28 ottobre, al mio ministero, faremo le assegnazione dei benefici alle zone franche italiane. Sono 22 e tra queste ho inserito Ventimiglia.
MCIN: cosa significa assegnazione dei benefici?
Scajola: Sgravi fiscali e contributivi per tutte le nuove aziende (industriali e artigianali) che si insedieranno nelle aree franche di Ventimiglia. Uno strumento interessante per questi benefici che sicuramente invoglieranno a creare nuove attività nel territorio. 
 
 
MCIN: Può fare un esempio delle zone franche?
Scajola: Il parco merci è stato un investimento pubblico del passato sbagliato; ha avuto un utilizzo limitato, oggi superato. Quell’area oggi può diventare un’opportunità di sviluppo e di nuovi insediamenti.
Ho portato sei mesi fa l’amministratore delegato delle ferrovie italiane a Ventimiglia ed ho fatto attivare un tavolo di consultazioni fra ferrovie, regione Liguria e Ventimiglia per ipotizzare un piano urbanistico di sfruttamento di questo territorio. La scorsa settimana ho parlato con l’amministratore delle ferrovie Moretti e l’ho invitato a chiudere in tempi brevi un ipotesi di dismissione di quell’area con proposta di insediamenti.
Oggi ho già parlato di questo argomento con alcuni ministri del governo monegasco che sono interessati al progetto e mi auguro che in tempi brevi si possa definire tutto. Sarei ben felice se il Principato, visto il suo ridotto territorio, potesse usufruire di questa possibilità, anche storicamente, perché il parco merci è proprio nella zona che ricorda la storia della nascita dei Grimaldi.
MCIN: Parliamo di ferrovie. Una nota dolente, perché se in alcune zone c’è l’alta velocità ed in Francia la ferrovie si evolve a passi rapidi per andare da Monte-Carlo a Genova il viaggio è ancora oggi lunghissimo, cosa può dirci?
Scajola: La Francia ha investito molto prima rispetto all’Italia nell’alta velocità. A fine dicembre si andrà velocemente da Torino a Salerno mentre Milano-Roma si percorre in 2ore e 50 . Il raddoppio della ferrovia nel ponente ligure è in corso; fra un anno e mezzo sarà aperta la nuova tratta fra San Lorenzo e Finale Ligure, si sta camminando molto. Il problema sarà ovviare alla strozzatura di Monte-Carlo, dovremo trovare il modo, unendo le nostre energie, come territorio transfrontaliero, Monte-Carlo e Imperia. Il TGV non si deve fermare a Nizza deve passare anche in Italia. Dobbiamo integrare l’alta velocità con la nuova ferrovia, siamo vicini ma nel settore ferroviario è forse il nodo rimasto in arretrato nel collegamento fra la Francia e l’Italia. Ed anche questo è stato argomento di discussione con i ministri monegaschi.

Enrica Romeo Segond: evoluzione della chirurgia estetica. 4 ottobre 2009

E’ italiana una delle migliori chirurghe estetiche del Principato. Nata a Catania e monegasca per amore, Enrica Romeo Segond ci parla delle ultime novità, non invasive, della chirurgia estetica.
 
MCIN: Dottoressa Segond, come è nata la sua passione per la chirurgia plastica?
 
E.S.: Mio padre è un chirurgo, io fin da piccola sapevo che quello sarebbe stato il mio lavoro. Mi sono laureata all’Università di Catania alla facoltà di Medicina specializzata in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica. Poi ho conosciuto mio marito e mi sono trasferita qui. Grazie ad una borsa di studio della Fondazione Bonino ho concluso il mio internato a Nizza.
 
MCIN: Quali sono le operazioni più richieste?
 
E.S.: La chirurgia estetica è sempre molto richiesta: 70% chirurgia mammaria, seguita dalla rino-plastica e poi dalla liposuzione.
 
MCIN: Perché la liposuzione è così pericolosa? Se un paziente ha problemi post-operatori arriva sempre dopo una liposuzione, non si sentono mai decessi per protesi mammarie o rinoplastiche.
 
E.S.: Non è l’intervento in sé che è pericoloso ma su chi viene eseguito. Dipende dalla coscienza, dall’etica del chirurgo. Infatti la liposuzione deve essere eseguita su pazienti magri, che hanno accumuli di grasso in zone ben definite, che una semplice dieta o ginnastica non si scioglierebbero mai. Invece certi chirurghi non sanno dire di no a pazienti in sovrappeso o obesi, che dovrebbero fare una dieta associata a ginnastica e non la liposuzione: ad assorbire quantità eccessive di grasso si va incontro ad un’embolia.
 
MCIN: Parliamo allora di un argomento che oggi appassiona tutti, uomini donne, Restare sempre giovani non si può, ma con le tecniche di oggi si riesce ad mantenere l’aspetto senza sembrare bambolotti al silicone?
E.S.: La prevenzione è alla base della nostra vita. Come lo è nel controllo per le malattie, bisogna prevenire anche l’invecchiamento. Quindi se una persona, verso i 30-35 anni, inizia seriamente a farsi seguire da un medico-chirugo estetico, il successo è assicurato. Perché le tecniche preventive partono dai 30 anni, poi ci sono le tecniche riparatrici, quelle che corrono ai ripari dei danni provocati dal sole, dall’invecchiamento, ecc. In studio oggi si può curare la pelle con i peeling, i laser, le radio frequenze, le lampade; ci sono tutta una serie di interventi soft come per esempio le iniezioni a base di collagene o di acido ialuronico.
 
MCIN: Qual è il passo avanti più importante che è stato fatto negli ultimi tempi nella medicina estetica?
E.S.: Si è studiato il viso in modo diverso. Fino a poco tempo fa si facevano dei lifting solo per togliere le rughe, gli interventi erano molto più aggressivi ed il post operatorio molto più lungo. Oggi le tecniche sono più dolci, i risultati molto naturali, i posto operatori brevi. Attraverso esperienze si è capito che il viso di ogni persona, con il passare del tempo si svuota. Di conseguenza si formano le rughe, le occhiaie ecc. Basta guardare i volti dei bambini, degli adolescenti sono tondeggianti. Il problema non è rimettere in tensione il viso ma ridargli volume, quindi al lifting si associa un’aggiunta di grasso che viene prelevata dal corpo della stessa persona. Diminuiscono anche le fibre di collagene.
 
MCIN: Cosa si può fare allora?
E.S.: Per chi non si sente di affrontare un intervento di lifting c’è una tecnica di ultima generazione che dà ottimi risultati. Si tratta del Thermage.
 
MCIN: Ci spieghi di cosa si tratta.
E.S.: E’ una macchina che produce una radio frequenza monopolare. In pratica è dell’elettricità. C’è un braccio, intercambiabile, a seconda delle zone del corpo e del viso da trattare, su cui vanno inserite delle punte di forma rettangolare. L’elettricità viene trasformata in un certo calore e il calore è trasferito nel derma. Il riscaldamento del derma e delle strutture ancora più profonde, fa contrarre le fibre di collagene, questa contrazione fa tendere il tessuto e questa è l’azione immediata che il paziente può vedere, la pelle più distesa. La cosa bella di questa tecnica è che con il passare dei mesi il risultato migliora, grazie alla stimolazione dei fibroblasti (le cellule che producono il collagene) che si mettono nuovamente a produrlo. Il massimo del risultato si vede dopo 5/6 mesi che si è fatto il trattamento. Una cosa importante è che non c’è bisogno di anestesia.
 
MCIN: Quanto tempo dura il risultato?
E.S.: E’ molto soggettivo, tra i tre ed i cinque anni.
 
MCIN: Quali zone si possono trattare?
E.S.: Il viso (ovale, palpebre superiori ed inferiori), il collo, l’interno braccia, l’addome e l’interno cosce. C’è anche un’indicazione molto importante per la cellulite. Infatti il calore, stimolando i fibroblasti, migliora la micro vascolarizzazione, che quando funziona male provoca la cellulite e dona alla pelle l’aspetto di buccia d’arancia, con i piccoli solchi.
 
MCIN: C’è un limite di età per usare il Thermage?
E.S.: Bisogna che ci sia un rilassamento moderato dei tessuti, ogni caso deve essere esaminato, prima di decidere.
 
MCIN: Dove è stata inventata questa macchina e da quanto tempo?
E.S.: Il Thermage è stato inventato negli USA in California, ed esiste da circa 7 anni. In Francia l’uso del Thermage è stato autorizzato da tre anni come del resto in Italia. Io in studio ho già l’apparecchio di seconda generazione e per il momento ho l’esclusiva nella nostra zona.
 
MCIN: Quanto costa?
E.S.: Il prezzo dipende dal fatto che il macchinario è molto caro. C’è da dire però che basta una sola seduta. Questi sono i prezzi: per le palpebre 1.500/2.000 euro, per l’ovale del viso tra i 2.000 ed 3.500 euro, per il corpo tra i 3.000 ed i 5.000 euro.
 
MCIN: Quali sono i consigli da dare per mantenere i risultati?
E.S.: Sono i consigli che si danno non solo per mantenere il risultato del Thermage ma quelli per conservare il più a lungo possibile il capitale giovinezza che ognuno di noi ha. Proteggersi dal sole con dei filtri 50 (che intanto fanno abbronzare comunque), non fumare, non eccedere con l’alcool, dormire bene, fanno molto male gli eccessivi dimagrimenti. Fare una volta all’anno delle analisi per controllare gli stress ossidativi nel sangue. Mantenere insomma una certa igiene di vita e cercare di essere felici!

L'Ambasciatore Henri Fissore 4 maggio

MONTECARLOIN, ha incontrato Henri Fissore, Ambasciatore di Monaco non residente in Giappone, Australia e Portogallo.
MCIN: Perché questo strano legame tra Giappone ed Australia con il Portogallo?
H.F.: Noi abbiamo pochissime ambasciate nel mondo, è stata presa una decisione due anni fa di avere un ambasciatore in Giappone e in Australia; era logico mettere insieme questi due Paesi. Il Portogallo era l’unico Stato in Europa occidentale a non avere una rappresentanza monegasca; il Principe Alberto II ha stimato che era necessario essere rappresentati anche in Portogallo, visto anche il nostro allargamento delle relazioni diplomatiche e il numero limitato di ambasciatori monegaschi all’estero (sono solamente 11). Io ho accettato molto volentieri l’incarico; perciò non c’è una logica geografica. Il Portogallo si trova nella stessa posizione di Paesi come la Croazia e la Slovenia, dove Monaco ha un ambasciatore non residente.
MCIN: Da quanti anni esistono le relazioni fra Monaco e il Portogallo?
H.F.: Abbiamo un Console a Lisbona da moltissimi anni; le relazioni diplomatiche con le ambasciate sono cominciate nel 2006, quando Francia ed Italia, hanno trasformato le loro sedi consolari a Monaco in ambasciate. Alcuni Paesi hanno deciso di avere allora un ambasciatore non residente a Monte-Carlo; la maggioranza di questi diplomatici si trova a Parigi. Il Giappone ha deciso di avere un ambasciatore non residente a Monaco ed il governo monegasco ha considerato che il Giappone, seconda potenza economica al mondo, meritava di avere un ambasciatore non residente.
MCIN: Una domanda curiosa. Le è mai capitato di incontrare qualcuno che non conoscesse il Principato di Monaco?
H.F.: Quasi mai. Innanzitutto perché adesso il Principato è conosciuto attraverso il nostro Sovrano, il Principe Alberto II viaggia molto, fa parte del CIO (Comitato Internazionale Olimpico) e dunque possiamo dire che attraverso l’immagine del Sovrano il Paese è sempre più conosciuto. Mi è comunque capitato in tanti anni di viaggi, di trovare qualcuno che facesse confusione tra Monaco e Marocco. Una volta qualcuno mi ha detto“Non ho mai visto un passaporto monegasco!”, un’altra volta qualcun altro ha avuto un dubbio su dove potesse essere il Principato. Mi è successo negli USA, perché paradossalmente gli americani non sono così aperti verso l’estero, alcuni non sono mai usciti dal loro Paese. Comunque sono cose che accadono a tutti, sono sicuro che se fermiamo una persona a caso e chiediamo se sa dov’è un certo Paese in Africa, non sanno dove situarlo.
MCIN: Lei è stato per molti anni ambasciatore di Monaco in Italia ed ha vissuto a Roma, che ricordo ha di questo Paese?
H.F.: Bellissimo. Io amo l’Italia, credo che tutti noi, oltre ad amare il Paese dove siamo nati, dovremmo essere fan di un altro Paese, io lo sono dell’Italia. A Roma abbiamo organizzato parecchi eventi, il 50% di questi eventi era gestito da mia moglie Anne-Marie che grazie alle sue amicizie, le sue relazioni e alle associazioni per cui collaborava ha potuto organizzare certe cose. Mia moglie ha avuto un grande piacere a vivere a Roma, a sistemare la nostra sede: ricordiamo che il Principato di Monaco a Roma ha la più bella residenza che abbiamo all’estero, si trova in via Bertoloni, un palazzetto con giardino. Abbiamo approfittato di questa bella situazione per organizzare diversi eventi e far conoscere ancora di più Monaco agli italiani, anche sotto certi altri aspetti.
MCIN: Da due anni ha questo nuovo incarico, ci parli dei programmi verso questi Paesi?
H.F.: Monaco ed il Giappone da tanti anni hanno un legame. Già 15 anni fa, quando direttore del Turismo di Monaco era Dario dell’Antonia, si svolgeva un evento culturale annuale. Oggi questo evento continua puntuale e si svolge nel mese di marzo, si chiama “Rencontre Monaco-Japon”. Adesso sto cercando di aiutare gli organizzatori giapponesi che vengono a Monaco per realizzare dei piccoli eventi oppure che vogliono creare eventi legati a Monaco in Giappone. Quest’anno per esempio, ci sarà una manifestazione molto interessante: a partire da luglio a Tokyo si svolgerà un’esposizione di fotografie della Principessa Grace perché quest’anno ricorre l’ottantesimo anniversario della sua nascita. Due anni fa, lo stesso organizzatore giapponese, aveva allestito una mostra sui fiori della Principessa Grace. Per il prossimo anno, è già prevista un’esposizione sul Principe Alberto I, grazie sempre alla nostra attiva collaborazione con lo stesso organizzatore, è interessante vedere come ci sia la volontà in Giappone di proseguire questa collaborazione con Monaco.
MCIN: Come si è creata questa collaborazione tra Monaco ed il Giappone?
H.F.: Il ruolo più importante lo ha avuto la Principessa Grace, per una ragione molto semplice, amava molto i fiori e quindi ha creato molte attività legate a questo settore. Il Garden Club, nelle prime manifestazioni organizzate, fece arrivare i primi bonsai giapponesi. Poi ci fu la creazione del Giardino giapponese a Monaco. Importante, per attivare le relazioni, è stato anche il ruolo del console onorario del Giappone a Monaco, Edmond Pastor che ha sempre organizzato molte cose, tra queste la realizzazione di un libro sul Giardino giapponese.
MCIN: Quale impegno e quali obiettivi ci sono oggi in relazione al Giappone?
H.F.: Il primo obiettivo è quello di essere presenti a diverse manifestazioni per far sentire la presenza del Principato. Occorre approfittare di alcuni avvenimenti: faccio un esempio. Nel luglio 2008 l’Orchestra filarmonica di Monte-Carlo si è esibita con undici concerti, per me, in quanto ambasciatore e per la Direzione del Turismo, è stata una buona opportunità. Abbiamo organizzato due conferenze stampe per fare promozione turistica ed economica. I Balletti di Monte-Carlo sono andati a Tokyo nel febbraio scorso; ogni volta che c’è un evento particolare legato a Monaco cerchiamo di promuoverlo e fare conoscere altri aspetti del Principato ai Giapponesi. Due settimane fa ero in Giappone; c’era un’importante esposizione di una casa di gioielli francese, anche lì c’era un legame con Monaco, per il fatto che il Principe Alberto II ha autorizzato il prestito di una decina di gioielli appartenuti alla principessa Grace, in particolare il diadema, il bracciale e la collana del matrimonio, che sono stati così esposti a Tokyo. Io ho approfittato per i rapporti con il ministero degli esteri giapponese, dove abbiamo diverse questioni, come per esempio il voto nelle organizzazioni internazionali: il Principato di Monaco presenterà prossimamente la candidatura per entrare nel Comitato Esecutivo dell’UNESCO, il mio ruolo è stato di sottolineare alle autorità giapponesi questa candidatura e di chiederne il supporto, da parte Giapponese hanno chiesto il supporto di Monaco per la candidatura giapponese in altri settori.
MCIN: Quali sono i punti comuni tra Principato e Giappone?
H.F.: Sono entrambi caratterizzati da modernità e storia. A livello dell’innovazione, della pulizia nelle città, della protezione dell’ambiente: ricordiamo i giapponesi sono fra i primi produttori di auto con motori ad energia pulita. Ultimamente Monaco ha siglato con due case automobilistiche un accordo per testare proprio le auto con motori ad energie alternative. Sono molto discreti nelle loro iniziative. Ci sono società altamente specializzate nelle tecnologie legate all’ambiente.
MCIN: Ci sono imprese monegasche che hanno aperto sedi in Giappone?
H.F.: Certamente, c’è la rappresentanza della Silversea Cruise sia in Giappone che in Australia. L’Asia è una zona molto importante per il settore delle crociere. Grazie alla Camera di Sviluppo Economico Monegasca, alcuni imprenditori monegaschi sono interessati a distribuire i loro prodotti in quella regione. Molti imprenditori giapponesi legati al settore del lusso sono interessati a Monaco. Inoltre negli ultimi due anni il numero dei ristoranti giapponesi a Monte-Carlo è aumentato. Monte-Carlo rappresenta una vetrina internazionale per tutto quello che è legato al mondo dell’automobilismo: spesso le grandi società giapponesi organizzano qui convention, girano le loro pubblicità.
MCIN: Quanti giapponesi risiedono a Monaco?
H.F.: Più o meno un centinaio, la cosa interessante è che si tratta soprattutto di donne che hanno sposato uomini occidentali.
MCIN: Parliamo ora dell’Australia.
H.F.: Il Principe Alberto II ha sempre avuto un legame stretto con l’Australia, grazie allo sport; è andato molto spesso per le regate, per i giochi olimpici, la scelta di Sidney si fece qui a Monaco. C’è un grande legame per la protezione dell’ambiente. Il Principato di Monaco ha due consolati, uno a Melbourne e l’altro a Sidney. Ci sono alcune opportunità imprenditoriali, diverse società monegasche farmaceutiche e cosmetiche sono interessate a questo mercato. A Monte-Carlo risiedono anche un centinaio di cittadini australiani che hanno attività nel settore finanziario, dei trasporti. Anche in Australia si promuove il Principato grazie ad importanti “ambasciatori” dell’arte quali la Compagnia dei Balletti e l’Orchestra Filarmonica.
MCIN: A quale progetto sta lavorando in questo momento e a cui tiene di più?
H.F.: Per l’estate 2010, il Grimaldi Forum, organizzerà la sua grande mostra annuale dedicata al Giappone, tra tradizione e modernità. Un’esposizione che cadrà nel decimo anniversario della nascita del Grimaldi forum. Nel mio ruolo di ambasciatore introduco il direttore del Grimaldi, Sylvie Biancheri, che deve presentare il progetto alle varie autorità in modo poi da ottenere, dai musei di Tokyo e Kyoto, per esempio, le autorizzazioni per ricevere in prestito i pezzi da esporre per la mostra. Io ho rapporti diretti con la stampa giapponese e questo fatto li sorprende sempre molto, appare ai loro occhi molto strano che un ambasciatore si occupi direttamente dei contatti con la stampa.
MCIN: Concludiamo con il Portogallo.
H.F.: Il Principe Alberto I aveva fatto diverse spedizioni nelle isole Azzorre. Tanto che esiste un Centro di sismologia e meteorologia che porta il suo nome. Una decina di anni fa, dopo un terremoto, il centro fu gravemente danneggiato; il Principato di Monaco ha sovvenzionato il 50% dei lavori di ricostruzione. Ultimamente all’Estoril abbiamo partecipato ad una importante riunione internazionale sui satelliti di tele-comunicazione. Stiamo lavorano a stretto contatto con il ministero del turismo portoghese per far conoscere il Principato nel Paese. Sotto l’aspetto scientifico, prossimamente una delegazione portoghese verrà a visitare il Museo Oceanografico. Insomma c’è molto da fare.
MCIN: Lei è molto impegnato nella sua attività, ma quando ha un po’ di tempo libero a cosa si dedica?
H.F.: Mi piace giocare a tennis ma la mia grande passione è il bridge ed ho un amico italiano con cui partecipo, quando posso, a diversi tornei.
 

Franca Lowen: un'imprenditrice italiana esemplare. 16 aprile

La protagonista della nostra intervista-storia è una donna eccezionale, Franca De Luca Lowen, oggi importante imprenditrice nel settore dello shipping a Monte-Carlo, che si è misurata con grandi difficoltà nella vita, ma grazie alla sue capacità, la sua tenacità e ad un pizzico di fortuna ce l’ha fatta!
Questa storia potrebbe cominciare con una domanda : “Do you speak english ?” La fece un uomo ad una bella ragazza che era stata investita involontariamente da un cameriere, che le aveva versato addosso  una brocca d’acqua avendo perso l’equilibrio. La ragazza in questione era Franca De Luca, studentessa in lingue all’università di Milano, che naturalmente rispose di sì e rimase affascinata dal bell’americano, molto più grande di lei, uomo d’affari e contro il parere dei suoi genitori lo sposò ed ebbero due bei bambini. La storia però non si conclude con “vissero felici e contenti”; poco dopo, il matrimonio iniziò a scricchiolare.
Franca De Luca Lowen  si era trasferita a vivere insieme col marito ed ai figli a Monte-Carlo. Trovò lavoro come telex-operatrice nella “Venus Shipping” di Niarkos, con un buon orario, che le permetteva di andare a recuperare la figlia all’uscita da scuola. Qui inizia la seconda parte della sua avventura. Il matrimonio non funzionò, e nel 1977 ci fu il divorzio.
Franca si ritrovò sola, in una città dove conosceva poche persone, con due figli.

 

MCIN: Cosa decise di fare?
F.L.:. Vivevo con i miei figli in un piccolo monolocale a Monaco e la mia mamma mi aiutava dall’Italia inviandomi dei soldi perché con quello che guadagnavo non riuscivo a mantenere la famiglia. Cambiai lavoro: facevo la traduttrice per le compagnie di navigazione ma non era un lavoro costante, poi divenni assistente di una società di auto a noleggio infine entrai a lavorare in una società di intermediazione petrolifera. Rimasi a lavorare lì quasi tre anni: imparai veramente molto sul lavoro. Ogni tanto andavo in banca a ritirare o a mettere i soldi sul conto, incontravo il direttore della banca, che dimostrava simpatia per me, italiana come lui, mi chiedeva come andava e mi dava qualche consiglio. Questo signore a cui devo molto, divenne anche un caro amico, Carlo Manfredini, che è da poco scomparso. Un giorno mi disse che c’era una società che cercava una segretaria, “provi ad andare, pagano pochissimo, ma lei è intelligente ed imparerà un mestiere”. Mi presentai e venni assunta. Lavorai diversi anni in questa società dove facevo davvero tutto, e tanto avevo imparato. Non ero mai stata messa in regola però, pagata meno di una segretaria, concludevo contratti importantissimi. Una mattina ricevo una lettera che mi annuncia l’aumento dell’affitto della casa. Volevo piangere. Non avrei potuto continuare a vivere lì se non avessi avuto un aumento. Andai dal mio datore di lavoro, gli mostrai la lettera e lui mi rispose dicendo queste parole, che ancora oggi non ho dimenticato:”Se le va è così, se no si licenzi, ora vada in cucina a farmi un caffè che quello è il posto delle donne”. Ero arrabbiata e delusa, mi veniva da piangere. Gli feci il caffè e glielo portai. Passai tutta la notte pregando, piangendo, speravo mi venisse un’illuminazione su quello che dovevo fare. Al mattino mi alzai, andai in ufficio e diedi la mia lettera di dimissioni; naturalmente ero terrorizzata dal fatto di restare senza lavoro, mi dicevo “sei una pazza!”. Chiesi solo se potevo salutare, via telefono, le persone con cui avevo lavorato durante tutti quegli anni. Il primo che chiamai fu la persona che si occupava alla BP del servizio Marina a Parigi. Mi chiese perché mi fossi licenziata, lui rimase allibito nello scoprire che ricoprivo un ruolo e mi occupavo di un’attività per cui non ero in nessun modo retribuita.

 

 

MCIN: Questo fu il suo colpo di fortuna?
F.L.: Sì. Questa persona mi disse: “Aspetti Franca, se cerca lavoro, io forse, ho quello che fa per lei. La richiamo”. Dopo poco mi disse di andare a presentarmi ad un altro ufficio a Monte-Carlo. Mi assunsero; era una società ricercatrice di petrolio. Mi dovevo occupare dei carichi. Compravano grossi carichi di greggio e li rivendevamo alle società petrolifere: all’epoca erano chiamate le “7 sorelle”, oggi sono rimaste 4. Il lavoro mi appassionava tantissimo. Incontravo persone diverse per cultura, religione, lingua; viaggiavo molto e scoprivo Paesi nuovi. Si apriva davanti a me un mondo magico: queste enormi navi che galleggiavano sul mare! A poco a poco creai una grande rete di contatti, mi occupavo di tutta la parte operativa: del carico e di farlo arrivare a destinazione. Mi mancava ancora la parte commerciale di questo lavoro. Un giorno il mio “capo”, che era il padrone della società mi disse: “Franca, restano 800 tonnellate di greggio, vendile a chi vuoi, ti do la percentuale”.
Non me lo feci ripetere due volte. Cominciai ad occuparmi di questo settore. Ma per farlo il mio datore di lavoro, dovette creare un’altra società indipendente, la “Standard Energy”: era il 1985. Il proprietario della società capì il mio valore nel lavoro e mi volle ricompensare dandomi il 5% delle azioni con l’opzione, che con il tempo avrei potuto comprare le altre azioni al valore nominale. All’epoca non capii subito il grande regalo che mi stava facendo. Con questa società mi occupavo di acquistare il carburante per le navi. Ero tanto capace e il lavoro andò talmente bene che nel giro di 7 anni comprai tutta la società.
MCIN: I suoi figli hanno seguito la sua strada?
F.L.: Sono molto fortunata, ho due figli adorabili che mi sono stati vicini e sempre aiutato. Mia figlia maggiore, Michaela, era molto brava a scuola. Alla fine del liceo voleva andare all’università negli USA. All’epoca non era una cosa molto semplice ed io non guadagnavo abbastanza per potermelo permettere. Allora feci qualcosa, per cui tutte le persone che avevo intorno mi dissero se fossi impazzita. Scrissi alla Principessa Grace. Ci misi una vita a preparare la mia lettera, non mi sembrava mai abbastanza ben fatta. Alla fine, me lo ricordo come adesso, la spedii la domenica mattina, uscita dalla messa alla chiesa di Saint Charles. Nella lettera spiegavo alla Principessa la mia situazione, mia figlia era un’ottima studentessa e le chiedevo un aiuto in qualche modo. Il martedì mattina, stavo preparandomi per andare al lavoro, sentii suonare alla porta, andai ad aprire e mi trovai di fronte il valletto della sovrana che mi annunciava che mia figlia era attesa a Palazzo per un incontro, dopo qualche giorno. Michaela andò a Palazzo, fu ricevuta dal segretario della Principessa, ricordo ancora il suo nome, signor Paul Choisit. Mia figlia vide che la porta dell’ufficio della Principessa era aperta e Lei era seduta poco lontano ad ascoltare: il segretario fece parlare a lungo la ragazza che poi venne congedata. Il venerdì mi telefonò il signor Choisit che mi disse queste parole: “La Principessa è rimasta incantata da sua figlia ed ha deciso di pagargli tutti gli studi universitari negli USA, comprese le altre spese, e la ragazza avrà a sua disposizione un numero di telefono qui a Palazzo che potrà sempre chiamare giorno e notte per qualsiasi esigenza!”
Mi sembrò un sogno e così Michaela si laureò all’università di Seattle in Scienze Politiche Internazionali.
MCIN: In che modo l’hanno aiutata i suoi figli?
F.L.: Michaela, mi è sempre stata molto vicina, anche quando era piccola mi incitava nei momenti difficili. Una volta laureata mi ha creato proprio la struttura societaria e per molti anni ha lavorato con me (7 anni); oggi ha tre figli, non lavora più attivamente nell’ufficio, ma la consultiamo sempre per le decisioni importanti. Parlo al plurale perché in ufficio, dove siamo in 15 e diverse donne, c’è mio figlio Nicolas, l’altro mio pilastro, è lui che ha portato gli ammodernamenti nella società, i nuovi sistemi di gestione.
MCIN: Franca, lei è stata una pioniera nel suo lavoro, dove per molti anni erano solo uomini che trattavano il petrolio. Come si sentiva, come la trattavano i colleghi?
F.L.: Devo dire generalmente sempre con grande rispetto, poi c’era una piccola parte di “signori” che mi guardava di traverso ed altri che scherzosamente più di una volta mi hanno detto “Franca, sei un orribile uomo d’affari!” e quello era per me un grande complimento. Certo mi guardavano con una certa curiosità, non riuscivano a capire come una piccola signora elegante avesse anche tanto cervello e non restasse dietro ai fornelli o a fare shopping.
MCIN: La concorrenza è sempre stata molto dura nel suo settore?
F.L.: La concorrenza è sempre spietata, ieri come oggi. Ma io ho guardato sempre davanti a me, sono credente, ho un’etica e sono una persona seria. Se si rispettano le regole e soprattutto l’etica il lavoro dà i suoi frutti. Ci vuole però anche una certa dose di generosità: molto spesso ho aiutato dei giovani che avevano talento in questo lavoro, e intorno a me dicevano, non lo devi fare, poi diventano concorrenti! Che importa, hanno bisogno della loro chance, io sono stata aiutata al momento giusto, adesso tocca a me aiutare chi ha bisogno.
MCIN: Si parla di carburanti alternativi, per non inquinare, ma se un giorno non ci fosse più petrolio da vendere cosa farebbe?
F.L.: Non importa, un buon venditore sa vendere qualsiasi prodotto, sarei in grado di vendere anche l’aria che respiriamo!
MCIN: Qual è il suo più grande desiderio oggi?
F.L.: Naturalmente la salute per me e la mia famiglia perché senza di quella non si lavora e non si va da nessuna parte e poi vedere la mia società andare avanti nel tempo.

Michèle Dittlot: CULTURA e ARTE 5 aprile

Michèle Dittlot è una delle sei donne parlamentari elette a Monaco. Ex insegnante di biologia ed archeologia, oggi si dedica con grande passione all’attività politica, dove è presidente della Commissione “Cultura e Patrimonio” e partecipa ai lavori di altre quattro Commissioni: affari sociali, ambiente, relazioni estere, diritti della donna e dalla famiglia.

MCIN: La cultura è sempre stata al centro dell’attenzione nel Principato. Quali sono i progetti della sua Commissione?
DITTLOT: Il Parlamento ha un ruolo importante, ogni hanno vota il budget per tutte le entità culturali, oltre il 4%, che poi organizzano le varie manifestazioni sempre di alto livello dalla musica ai balletti, dall’opera alle esposizioni artistiche. I progetti sono numerosi. Il Principato si è affermato come metropoli culturale, partecipa attivamente a numerose organizzazioni culturali internazionali come l’UNESCO, il Consiglio d’Europa e la Francofonia. Naturalmente l’obiettivo principale è fare conoscere l’arte di Monaco sotto tutti gli aspetti e le forme. Una politica prestigiosa mette in luce non solo le manifestazioni che si svolgono in un Paese ma anche tutti i suoi artisti.
MCIN: Per questo avete anche creato “L’Annuaire des Artistes de Monaco”?
DITTLOT: Il manuale ha come obiettivo quello di presentare gli artisti monegaschi, residenti o che comunque hanno un legame con il Principato. Vi sono presenti anche le varie istituzioni culturali, le associazioni e le manifestazioni esistenti. “L’Annuaire des Artistes” si trova anche sul web, all’interno del nostro sito nella pagina ”Liens” "http://www.conseil-national.mc/">www.conseil-national.mc. Nel novembre prossimo lo aggiorneremo ed invitiamo tutti gli artisti, che per qualche motivo non compaiono ancora, di farci avere tutte le loro informazioni. Nel 2010 pubblicheremo una nuova edizione cartacea del manuale.
MCIN: Verrà esaminata nella sessione di questa primavera un’importante proposta di legge che avete avanzato al governo sugli aiuti da dare agli artisti. Di cosa si tratta esattamente?
DITTLOT: L’obiettivo è di creare uno statuto a favore degli artisti con l’obiettivo di dare la copertura sociale e della pensione agli “artisti professionisti indipendenti” permettendo loro di versare i contributi alla CAMTI/CARTI come un qualsiasi lavoratore indipendente di Monaco. Il testo prevede anche un aiuto del governo agli artisti che vogliono aprire uno studio, che sono all’inizio della loro carriera professionale o fanno richiesta di aiuto finanziario se volessero prendere un anno sabbatico dalla precedente attività e tentare esclusivamente la carriera artistica. (http://www.conseil-national.mc/lois.php?cat=1&etat=3). Speriamo di avere una legge entro il 2010.
MCIN: Sono previsti altri aiuti per gli artisti al debutto?
DITTLOT: Io credo che il demanio potrebbe destinare dei locali, che non sono idonei all’uso abitativo, dove creare atelier per artisti, con un prezzo locativo privilegiato. Mi piacerebbe molto far esporre le opere di pittori e scultori locali, al loro debutto, nella grande Salle Antoine I, che ne permetterebbe la presentazione al pubblico.
MCIN: Monaco possiede numerose costruzione antiche dei primi ‘900. A fianco alla Cattedrale, da molto tempo, ci sono delle rovine della chiesa di San Nicola, che risalgono al 1500, sono pezzi di colonne, capitelli, sembrano dimenticati. Sono un tesoro del Principato, non pensa che dovrebbero essere messi in evidenza in qualche modo? Esiste una legge a protezione del patrimonio?
DITTLOT: C’è una nuova proposta di legge in corso per la protezione del patrimonio. Per scrivere il testo abbiamo chiamato diversi esperti legati al mondo dell’arte, anche personaggi di altri partiti politici monegaschi, si tratta di un testo di concertazione, per trovare il giusto modo per proteggere il patrimonio del Principato. Si farà una lista d’immobili che diventeranno intoccabili, altri che potranno subire lievi trasformazioni (http://www.conseil-national.mc/loidetail.php?cat=2&etat=3&ind=157).
Ho scritto inoltre al Ministro di Stato, proprio per chiedere di esporre nell’aiuola protetta a fianco alla Cattedrale, su dei basamenti, i resti antichi della Chiesa di San Nicola, che potrebbero essere così ammirati da tutti. Siamo in attesa di una risposta.
MCIN: Chi è Michèle Dittlot al di fuori del suo ruolo parlamentare?
DITTLOT: Sono sempre stata legata alla politica del mio Paese; quando ero ragazza me ne occupavo, anche quando ero insegnante, mi ha sempre appassionato. Nella vita privata sono una donna molto soddisfatta. Ho una bella famiglia, due splendidi figli e due nipoti: Marion di dieci anni e mezzo e Romain di sette anni. Li adoro e cerco di dedicargli il mio tempo libero. Tutti i mercoledì pomeriggio, per esempio, sono assente dal parlamento perché mi occupo di loro. Un’altra passione è il giardinaggio: le rose sono i miei fiori preferiti. Nella casa di campagna ho diversi roseti che sono riuscita a far crescere molto bene; inoltre il giardinaggio mi distende e mi aiuta a riflettere anche sulle cose legate al lavoro. Poi leggo molto e quando posso ascolto la musica; i miei preferiti sono Mozart e Brahms. Mi piace molto andare al cinema ma purtroppo per quello non riesco più ad avere tempo; ogni tanto mi consolo, recuperando qualche prima visione, grazie ai DVD.

Stéphane Valeri Presidente del Parlamento monegasco, 28 marzo

Stéphane Valeri è il Presidente del Parlamento monegasco. Montecarloin è andato ad incontrarlo per fare il punto della sua attività da quando è stato eletto la prima volta a capo del “Conseil National”.
Ci riceve nel suo studio privato un sabato mattina: non ci sono fine settimana per lui, se c’è da fare, si lavora! Preparato, cordiale, disponibile, tutte doti non facili da trovare in un uomo politico molto indaffarato.
 
MCIN: In questi anni lei ha fatto molto per la popolazione monegasca: ha fatto costruire nuove case, da poco è stata approvata la legge che consente ai monegaschi di acquisire l’appartamento dove abitano, a prezzi veramente privilegiati rispetto al mercato immobiliare, anche se giustamente c’è qualche restrizione. Ora è in discussione finale anche la legge per l’interruzione medica della gravidanza. Quali progetti nel futuro?
Valeri: La priorità del nostro mandato, quando siamo stati eletti per la prima volta nel 2003 con il mio partito “Unione per Monaco”, era quella di creare più abitazioni per alloggiare le circa quattro mila famiglie monegasche. Siamo riusciti a far realizzare dall’urbanismo tre mila appartamenti: siamo molto soddisfatti di questo, gli affitti sono molto lontani dai prezzi di mercato e la popolazione di nazionalità monegasca non è costretta ad abitare fuori Monaco. Certo c’è sempre da fare, ogni anno ci sono un centinaio di nuove famiglie da alloggiare: i giovani, i divorziati ecc. La legge che prevede agevolazioni ai monegaschi per comprare gli alloggi dove abitano entrerà in vigore dal 1° luglio.
Abbiamo anche voluto far evolvere i diritti della donna a Monaco, dove avevamo un ritardo molto importante. Abbiamo votato molte leggi: siamo stati di stimolo al governo, affinché prendesse coscienza che bisognava andare avanti nell’uguaglianza dei diritti della donna nel Principato. Abbiamo dovuto per prima cosa cambiare il codice civile: abbiamo dato la parità all’interno della coppia, la parità nei diritti della coppia all’interno della famiglia, la possibilità anche alla donna di trasmettere la propria nazionalità ai figli. Mentre nei progetti futuri c’è la parità della trasmissione della nazionalità attraverso il matrimonio: oggi l’uomo trasmette alla donna la sua nazionalità ma non viceversa. Attualmente la donna dopo 5 anni di matrimonio diventa monegasca. Noi vogliamo parificare questa legge ma gli anni di matrimonio per entrambi i casi dovrebbero passare da 5 a 10 anni. Abbiamo infatti constatato che dopo 5 anni di matrimonio ci sono molti divorzi. La nazionalità monegasca è un bene prezioso, dà molti diritti e bisogna preservarla.
C’è poi la legge per l’interruzione medica di gravidanza. Sarà la prima legge votata nella prossima sessione quella di mercoledì 1° aprile. Ci sembra giusto che una donna che porta in grembo un embrione con gravi problemi possa avere la possibilità di decidere e di scegliere cosa vuole fare: se sceglie lo deve fare con diritto. Se la donna sceglie di tenere il bambino, Monaco ha i mezzi per aiutarla.
MCIN: E’ stato molto difficile portare avanti questo progetto di legge ed arrivare a concordare il testo con il governo?
Valeri: Il governo, dapprima, aveva ritirato il nostro testo. Ma davanti alle proteste dei parlamentari eletti dai monegaschi e davanti alle reazioni dell’opinione pubblica, il Principe Alberto II ha chiesto un arbitrato, e si è così giunti ad un testo nuovo ma molto vicino a quello che già avevamo proposto.
MCIN: quanto è contata l’opinione pubblica dei non residenti su questo fatto?
Valeri: Credo sia stato proprio l’appoggio dell’opinione pubblica che ci ha permesso di passare la legge. Io avrei voluto il dibattito in diretta alla televisione, il governo ha ritirato il testo dal Consiglio. I parlamentari hanno detto “Ma come potete pensare di imporre ad una donna violentata o ad una ragazza vittima dell’incesto del padre o ad una donna che porta un embrione senza cervello, di non avere il diritto di fermare questa gravidanza. Nel vecchio testo si diceva che se una donna abortiva, gli si poteva ritirare la custodia dei figli avuti per esempio da un primo matrimonio. Dopo quello che era successo, il giorno dopo in città tutti hanno gridato allo scandalo, soprattutto i non monegaschi: noi siamo tornati alla carica e se abbiamo ottenuto un cambio di rotta del governo è proprio perché l’opinione pubblica ha condannato il comportamento del governo. Un piccolo aneddoto: alcune mogli dei ministri del governo, sono state eccellenti alleate del Conseil National.
 
MCIN: Come si può migliorare la qualità della vita nel Principato?
Valeri: Si possono fare ancora molte cose. Nel futuro chiederemo di regolamentare meglio il lavoro dei cantieri per il rumore, utilizzando macchinari da lavoro meno rumorosi, circondando i cantieri di strutture insonorizzanti. Uno di questi dispositivi verrà installato accanto al College Charles III quando inizieranno i lavori per la costruzione della Torre Odeon. Sono pannelli che assorbono fino al 50% del rumore
L’altro grande problema di Monaco è la circolazione. Il Principato ha comprato dei nuovi treni per i pendolari, oggi c’è un treno ogni 15 minuti nelle ore di punta,sono migliorati i servizi dei bus, più passaggi, minori tariffe, miglioramento grazie alla dorsale nella circolazione con l’apertura dell’uscita di Fontvieille fra due anni. Nel futuro ci sarà meno traffico, perché si potrà entrare direttamente da Cap d’Ail a Fontvieille, e tanti progetti in corso di realizzazione. Si deve diminuire però il numero delle vetture che circolano a Monaco: bisogna fermare le auto alle frontiere. Così abbiamo convinto il governo a costruire i parcheggi alle frontiere: il primo è in costruzione al confine con Cap d’Ail a Monaco. Tutte le auto non immatricolate a Monaco o nelle Alpi Marittime, dovranno parcheggiare lì; ci saranno delle tariffe particolari e dei servizi navette-bus. Un altro parcheggio sarà costruito all’altra entrata di Monaco, al Parc Saint Roman, nella zona Testimonio. Sarà pronto nel 2014. Chiederemo anche la costruzione di un altro parcheggio per il Jardin Exotique .
MCIN: Signor Valeri lei ha creato la commissione “Monaco 2029”, cosa si aspetta da questa iniziativa?
Valeri: L’obiettivo è di aiutare e collaborare con il governo per mantenere la prosperità del Principato. Non è una cosa ovvia. La crisi economica influenza anche Monaco; per questo bisogna difendere il Paese dalla crisi e bisogna trovare dei sistemi per mantenere alto il livello. La commissione è composta da persone competenti in diversi settore della vita economica, non solo monegaschi, che porteranno le loro esperienze internazionali e le loro capacità per trovare le migliori soluzioni, altri vettori di crescita.
MCIN: Lei ha portato molte donne nella politica monegasca; è stato precursore dei tempi.
Valeri:  Il mio capo di Gabinetto e la mia segretaria generale sono donne. Abbiamo 6 donne su 24 eletti, si può sempre migliorare. Abbiamo 9 commissioni, 4 sono presiedute da donne. Credo che i gruppi efficaci siano quelli che associano le qualità delle donne a quelle degli uomini: siamo fatti diversi, pensiamo diversamente, c’è solo da guadagnare a lavorare insieme e a confrontarsi.
MCIN: E’ partita la costruzione del nuovo Conseil National, ce ne vuole parlare?
Valeri: Si, siamo molto contenti, abbiamo mancanza di spazio; pensi che sono il solo ad avere un ufficio. Le commissioni a volte non hanno lo spazio per riunirsi, la sala del nuovo Consiglio sarà molto più grande. Potremo ricevere molto più pubblico.  Abbiamo aperto alla comunicazione, abbiamo fatto entrare la tv.

 

MCIN: Chi è Stépahne Valeri al di fuori del lavoro?
Valeri: Dopo aver fatto studi di economia, sono diventato imprenditore. Ho una bella famiglia, due figli splendidi. Il ragazzo, Florian, ha 17 anni ed ha deciso di seguire le mie orme scegliendo lo stesso tipo di università, mia figlia, Estelle,  ha 14 anni, un’adolescente, cerco di aiutarla a costruire la sua personalità ma è giusto che a questa età ci si confronti con i genitori, fa parte della crescita.
Nei miei hobby ci sono i cani e lo sport. Avevo tre cani, uno è morto lo scorso anno. Ho uno York Shire che è un po’ la mascotte del Conseil, ed un grande Bouvier Bernois di 60 chili. Per quanto riguarda lo sport amo il football ma come spettatore e vado spesso allo stadio. Praticato il tennis da tavolo, il cosiddetto ping-pong; da ragazzo ho giocato parecchio, ora ho poco tempo.
MCIN: Cosa desidera di più oggi?
Valeri: Sicuramente la salute per me e tutti i miei cari, perché senza non si fa nulla, e naturalmente desidero il benessere di Monaco. Con l’esperienza e la maturità vorrei poter riuscire a conciliare meglio la vita politica con quella privata.

Bernard d'Alessandri: Yacht Club di Monaco 21 marzo

(Ft. YCM©)

Bernard d’Alessandri dal 1990 è il segretario generale dello Yacht Club di Monaco, uno dei luoghi più prestigiosi ed esclusivi del Principato.
 
MCIN: Lo YCM è molto attivo, quali sono gli appuntamenti a cui non mancare?
B.d.A.: In questo 2009 si celebrano i 25 anni di Presidenza del Principe Alberto II allo YCM. Da quando suo padre, il Principe Ranieri, gli affidò la presidenza, il nostro attuale Sovrano ha avuto una priorità: sviluppare le attività sportive. Così è stato. Ad iniziare dalla partecipazione, con l’imbarcazione “Monegu”, dove io ero al timone, nella Monaco - New York del 1985, passando per il grande successo della “Primo CUP”; anche di questa importante regata abbiamo festeggiato quest’anno i 25 anni. Poi c’è naturalmente la scuola di vela, che ci dà grande soddisfazione, con la preparazione dei giovani. Un esempio è il caso della brava Alexia Barrier. Ma da qui sono partiti numerosi affermati navigatori.
MCIN: Con un attività così intensa, non parliamo solo dello sport, ma anche del diporto, avrete anche molte esigenze di spazi. E’ per questo motivo che è nata la costruzione del nuovo Yacht Club?
B.d.A.: Per il governo monegasco lo sviluppo e la promozione del porto sono prioritari. Dopo aver ampliato il porto, con la costruzione della nuova diga, è logico che lo YCM avesse bisogno di più spazio. Il Club è l’anima del porto. La nuova costruzione, che assomiglierà ad una lussuosa nave, è opera dell’architetto Norman Foster. La sede, sarà pronta nel 2012 ed avrà tutte le caratteristiche di sostenibilità ambientale, come è nello spirito del nostro club.
MCIN: Il Principato è una delle capitali dello yachting, come siete riusciti in questa impresa?
B.d.A.: Accogliamo grandi yacht, quelli che superano i 50 metri e sei che superano i 100 metri. Se si pensa che il Principato di Monaco ha un territorio di soli 2 kmq. credo si possa definire un grande successo!
MCIN: Lo YCM occupa ormai un posto privilegiato nel mondo della motonautica mondiale. Le prime regate registrate nella storia di Monaco risalgono al 1862, la dinastia Grimaldi, nei secoli, ha sviluppato costantemente la tradizione nautica, un Principato dedicato al mare anche oggi sotto molti punti di vista. Che cosa è al centro della vita dello YCM in questo periodo?
B.d.A.: Proseguiamo ad organizzare la Classic Week che abbiamo creato nel 1994 e da allora si è affermata con grande successo. Si svolge ogni due anni, riunendo nella baia monegasca velieri e motor yacht classici e d’epoca. Quest’anno durante la Classic Week, dal 16 al 20 settembre, celebreremo i 100 anni di Twiga, veliero cutter aurico del 1909, vero gioiello e portabandiera dello Yacht Club di Monaco. Per questa occasione, stiamo preparando un ricco programma che attirerà gli appassionati della vela di tutto il mondo.
B.d.A.: Per noi, sono importantissimi quei valori fondamentali legati al mare. Per questo è nata “La Belle Classe”, un club aperto agli armatori di yacht d’epoca di ogni parte del mondo, con l’obiettivo di preservare e promuovere lo yachting classico.
Per entrare a far parte di questo club, gli armatori, devono però accettare di sottoscrivere una carta dove rispettano tre regole fondamentali: - La trasmissione del patrimonio marittimo, – il rispetto dell’etichetta, - la protezione del mare. Hanno già aderito una settantina di armatori. Adesso il mio più grande desiderio è che si crei la stessa cosa alla “Classe Moderna”, quella dei super- yacht, dove gli armatori dovranno sottoscrivere le stesse tre regole della “Belle Classe”.
MCIN: Come vive la crisi economica il settore nautico?
B.d.A.: Credo che la crisi sia sofferta di più dai cantieri che producono barche che vanno tra i 10 ed i 16 metri, sono quelli più difficili da vendere in questo momento. Nel settore delle imbarcazioni medie c’erano sentori di problemi già la scorsa estate. La crisi, qui da noi, si potrà notare durante il Gran Premio: lì ci sarà il vero segnale della dimensione. Non sarà sulla quantità di barche che verranno ad ancorarsi per vedere il GP, ma tutto quello che ruota intorno: magari ci saranno meno feste, meno serate a bordo dei grandi yacht, meno cene ecc..

Jean Castellini: alta finanza. 15 marzo


Jean Castellini
è il Segretario Generale della Commissione Monegasca di Controllo delle Banche e delle Società Finanziarie. Monegasco, dopo aver studiato in Francia e all’estero è rimasto a lavorare per diversi anni negli USA. Rientrato a Monaco è stato Consigliere per l’economia e le finanze del gabinetto del Principe Alberto II.
MCIN: Mai come in questo periodo l’argomento economia - finanza è stato al centro dell’attenzione mondiale, che ruolo svolge esattamente la Commissione?
J.C.: Per spiegare bene a cosa corrisponde la nostra Commissione si può dire che è paragonabile alla CONSOB italiana. Noi controlliamo i prodotti finanziari che le banche o le società di gestione vendono ai clienti e che tutto sia regolare. Che i portafogli che vengono presi in gestione siano organizzati in modo equilibrato e soprattutto controlliamo che i contratti stipulati dai clienti con banche o società private siano corretti, senza che l’entità venditrice faccia assumere al cliente rischi che lui non ha chiesto. Nessuno deve osare mettere in un portafoglio un prodotto a rischio quando il cliente non ha firmato il consenso.
MCIN: Avete avuto molti casi di dispute negli ultimi tempi?
J.C.: Sono molto contento dell’andamento dei nostri lavori. A Monaco devo dire che c’è grande collaborazione e tutti cercano di lavorare al meglio, garantendo un buon equilibrio di rapporti.
MCIN: Ma se un’entità finanziaria non rispetta il contratto con un cliente, ed il cliente viene da voi, cosa succede? Che tipi di provvedimenti prendete?
J.C.: Noi non siamo un tribunale. Il cliente viene da noi, noi controlliamo il contratto, quello che è accaduto con la società o la banca, se non hanno rispettato le clausole e da parte nostra scattano una serie di sanzioni a seconda della gravità del fatto: possono andare dal semplice avvertimento, al togliere la licenza; a livello di sanzioni ci sono multe ove oltre al danno si devono pagare gli interessi. Per il conflitto tra il cliente e l’entità finanziaria c’è il tribunale. Noi di fronte al cliente facciamo una perizia.
MCIN: Prima di fare dei contratti, i privati o le società, vi chiedono spesso consigli?
J.C.: Il controllo dei contratti è all’ordine del giorno. Banche e Società stanno attente a quello che fanno, non vogliono prendere rischi inutili, il positivo di Monaco è che tutto è vicino, di conseguenza anche gli incontri ed i contatti sono molto facilitati e si può sempre controllare un nuovo mandato di gestione. Cosa che è più complicata da effettuare in grandi Paesi. Insomma godiamo di un grande equilibrio ed oramai questa sorta di controllo-aiuto è divenuto una consuetudine, gli interessi di uno sono gli interessi di tutti.
MCIN: Ci sono però dei prodotti incontrollabili, l’esempio è sotto gli occhi di tutti.
J.C.: Certo non si possono controllare tutti i prodotti, soprattutto stranieri; quello che noi possiamo chiedere è la massima trasparenza verso il cliente, dire sempre la verità sulla possibilità dei rischi. Cerchiamo di proteggere i piccoli risparmiatori, per esempio, con i fondi monegaschi.
MCIN: Il Principato di Monaco, nonostante tanti sforzi, è dichiarata erroneamente ancora nella black- liste dei Paesi che non collaborano dal punto di vista finanziario. Come mai non si riesce ad uscire da questo blocco?
J.C.: A Monaco non esiste il segreto bancario. Non esistono conti anonimi o cifrati ed abbiamo sempre collaborato con tutte le autorità straniere ogni qualvolta ci viene presentato un mandato ufficiale. Certo è, che se un’entità di un altro Paese presenta istanza di rogatoria sul conto di una persona, solo per sapere quanto c’è, non apriamo le nostre porte. Ma noi da lungo tempo siamo in prima linea contro il riciclaggio. Siamo da sempre in ottimi rapporti con la CONSOB con cui collaboriamo attivamente ogniqualvolta ci sia bisogno da una parte o dall’altra; sovente la CONSOB ci ha ringraziato per la rapida collaborazione. La nostra colpa, almeno nel passato, è stata di aver comunicato poco al di fuori del nostro territorio. Questo punto debole ha fatto sì che soprattutto in certa stampa, si siano radicate convinzioni sbagliate. Ma Monaco ha tutto il diritto di stare fuori dalla black-liste, è oggi infatti nella Gray-list (dal 2003 dichiarato Stato a fiscalità privilegiata ndr) perché noi, come ho detto, a differenza di Austria, Lussemburgo, Svizzera, Belgio, Andorra e Liechtenstein non abbiamo conti cifrati o anonimi.
MCIN: Il suo è un lavoro molto interessante, ma come si rilassa nel tempo libero, per non pensare sempre al mondo della finanza? Quali sono i suoi hobby?
J.C: Intanto cerco di passare il tempo libero con la mia famiglia. Fortunatamente ho uno sport che appassiona sia mia moglie che me ed è il golf. Poi adoro la musica: prima di tutto la musica da camera e poi la sinfonica. Faccio parte di diverse associazioni come “Gli Amici dell’Orchestra Filarmonica di Monte-Carlo”, e mi occuperò dell’associazione Amici del Printemps des Arts. Questo Festival, che a differenza delle tournée di Orchestra, Balletti od Opera, può contare solo pochi giorni di notorietà, ha bisogno di aiuto.

Luisella Berrino : Guinness dei Primati. 10 marzo

(ft. L. Berrino e A. Signorini)

Probabilmente Luisella Berrino, animatrice di Radio Monte Carlo dal 1970, potrebbe entrare a far parte del grande libro dei Guinness, perché almeno in Italia, non c’è nessun animatore radiofonico che lavora da ben 39 anni, sempre nella stessa radio.
MCIN: Ti piace questo primato?
LUISELLA: sono molto felice. Adoro la radio e quando ho cominciato questa avventura non pensavo che sarebbe durata così a lungo; ma oltre alla voce fresca e giovane quello che conta è lo spirito!
MCIN: E’ vero, alla radio trasmetti energia, sei frizzante ma dopo tanti anni di lavoro cosa ti piace ancora della radio, che sensazioni provi quando trasmetti?
LUISELLA: La radio è il mio psicanalista. Una vera valvola di sfogo. Quando entro nello studio ed il microfono si apre, il mondo intorno a me cambia. Mi piace comunicare, mi diverto e se ho qualche pensiero o preoccupazione, tutto passa e riesco a risolvere anche i miei problemi. Per questo dico che la radio è il mio psicoterapeuta. Gli ascoltatori sentono questa passione che ho per il mio lavoro e sono contenta di far trascorre dei momenti piacevoli a chi mi ascolta.
MCIN: In che orario stai trasmettendo in questo periodo?
LUISELLA: Tutte le mattine dalle 7 alle 10; dalle 9 alle 10 mi diverto tantissimo a chiacchierare con Alfonso Signorini.
(ft. Francesco Di Biase con una Miss)

MCIN: Abbiamo parlato di Luisella a RMC ma com’è Luisella durante il resto della giornata?
LUISELLA: Sono iperattiva. Ogni tanto penso che dovrei fermarmi, che sono stanca, ma a guardare bene non è vero. Tutto quello che faccio mi piace e non ho un attimo di tregua. Seguo la società di mio marito, Gianni Di Biase, “Cast”, che si occupa di diverse produzioni televisive, poi durante tutto l’anno c’è il grande impegno per la nostra manifestazione “Miss Muretto”. 
MCIN: Il concorso di bellezza (15-18 anni) inventato da tuo papà Mario Berrino negli anni ’50?
LUISELLA: Si quest’anno siamo alla 56ª edizione. Sono contenta perché da quando mio padre ci ha dato in mano la manifestazione siamo riusciti a poco a poco a farla crescere: prima mio marito ed io, oggi anche grazie al grande contributo di nostro figlio Francesco. Durante l’anno si svolgono le selezioni in vari locali in tutt’Italia e poi la finale con 100 ragazze ad Alassio, sempre verso la fine di agosto. La serata viene trasmessa da Italia 1.
(ft. Luisella ai microfoni di RMC)


MCIN:
Ti piace l’arte, in te scorre una vena artistica.
LUISELLA: Se così si può dire: mio padre è il pittore Mario Berrino, è inutile dire che sono la sua prima ammiratrice. Dieci anni fa ho deciso di aprire a Monaco, a pochi passi dal Palazzo, la Galleria che porta il suo nome, dove ci sono esposte moltissime sue opere.
MCIN: Oltre alla pittura ti piace la scrittura.
LUISELLA: Adoro leggere. Un po’ di anni fa mi è venuto in mente che anche io potevo aiutare gli scrittori nella diffusione dei loro libri, stimolare le persone a leggere, a comprare i libri. Così ho inventato “Incontro con l’autore”. Invito a Monte-Carlo, uno scrittore che ha pubblicato un libro e che lo viene a presentare agli italiani residenti qui.
MCIN: Hai inventato anche un premio di narrativa.
LUISELLA: Si è venuto naturale, una conseguenza. Ogni tanto avevo ascoltatori che mi inviavano i loro manoscritti per avere la mia opinione e mi spiegavano che non riuscivano a trovare editori che li pubblicassero. Così ho creato il premio “L’Amaca” ed ho indetto il concorso dai microfoni di RMC; si svolge nella “Settimana della lingua italiana nel mondo” ed è patrocinato dal Ministero degli Esteri e dall’Ambasciata d’Italia a Monaco.
MCIN: Hai già fatto due edizioni con grande soddisfazione.
LUISELLA: In Italia ci sono tanti scrittori di talento, solo che ci sono editori che vogliono andare solo sul sicuro. Io, grazie alla casa editrice “IL Filo”, do’ questa possibilità. Tra l’altro devo dire che il primo premiato del mio concorso, Gaetano Amato, ha appena pubblicato per una grande casa editrice il suo nuovo romanzo intitolato “Il monaciello”.
MCIN: Luisella con tutto quello che hai da fare ti resta il tempo per un hobby?
LUISELLA: Il tempo libero è poco. Ma c’è qualcosa che mi rilassa. Adoro la decorazione di interni…. ma all’atto pratico. Ristrutturo mobili, ridipingo la casa: tutto questo mi rilassa tantissimo.

LEA PERICOLI 26 febbraio

Incontriamo una leggenda del tennis e non solo: Lea Pericoli. Il suo nome è legato alla storia moderna del tennis, soprattutto per la rivoluzione nell’abbigliamento. Fecero scalpore, i suoi gonnellini corti, le sue mutandine “civettuole”, il suo essere donna forte e sicura sul campo. I vestiti di Lea, disegnati da Ted Tinling, oggi sono esposti al Victoria Albert Museum di Londra mentre nel Museo di Wimbledon ci sono le immagini delle celebri coulotte di pizzo; i giornalisti dell’epoca inventarono per lei la frase, “Lea’s kick is chic!” Mitici furono i completi con i quali si esibì a Wimbledon: il pigiama di pizzo, le piume di struzzo, il gonnellino di visone, la sottanina di diamanti, il gigantesco nodo di Chanel. Naturalmente ci sono tutte le vittorie portate a casa, un vero record per una ragazza di quel periodo: 27 titoli assoluti in Italia, nei tornei del Grande Slam raggiunse gli ottavi di finale a Wimbledon nel 1965, ’67 e ’70, a Roland Garros lo stesso risultato nel 1955, ’60, 64 e ’71, tre vittorie nei singoli a Monte - Carlo, cinque nel doppio e tre nel misto. Proprio qui nella sua bellissima casa, nel cuore del Principato, ha esposti i suoi preziosi premi.
(da sinistra: N. Pietrageli, O. Sharif, L. Pericoli, Principe Alberto II)
 
D. MCIN: Che emozione le dà ancora oggi guardare le sue Coppe?
R. Pericoli: “Sono preziosissime per me a livello affettivo. Ho deciso che, soprattutto i premi che ho vinto qui, nei Tornei di Monte-Carlo, li lascerò in eredità al Country Club, questo bellissimo Club dove sono membro a vita e dove cerco di trascorrere sempre una bella giornata, quando rientro dai numerosi impegni che mi portano in giro per il mondo”.
D. MCIN: Lea, lei è una donna eclettica ed attivissima ma “Monte – Carlo è Mon Amour” (per ricordare il titolo di una trasmissione che conduceva alla televisione) perché?
R. Pericoli: “Sono arrivata qui giovanissima la prima volta. Mi è rimasto nel cuore questo posto, è casa mia. Come lo è l’Africa dove ho trascorso la prima parte della mia vita e dove torno almeno una volta l’anno”.
D. MCIN: Cose le piace del Principato?
R. Pericoli: Monaco è un posto dove si vive bene, c’è tutto. Ci si può divertire, vedere cose interessanti ma allo stesso tempo si può fare vita ritirata, lontano da occhi indiscreti: nessuno ti importuna e nessuno ti aggredisce o ti rapina. La sicurezza è importante ai nostri giorni. Di posti così non ce ne sono più. Poi il clima mite, il sole caldo. Chi dice che a Monte - Carlo non c’è nulla da fare o che ci si annoia è perché non ha voglia di fare niente. Ci sono le mostre più importanti, concerti, lirica, prosa, balletti, cinema, discoteche, ristoranti di ogni tipo e se si vuole un colpo di vita ci sono i Galà con tutta la mondanità che si vuole. I personaggi famosi qui vengono volentieri perché possono passare inosservati.
D. MCIN: Lea viene a Monaco per riposarsi?
R. Pericoli: Per niente. Io qui lavoro intensamente proprio perché nessuno mi disturba. Ho scritto tutto il libro dedicato alla storia del mio caro amico Nicola Pietrangeli, “C’era una volta il tennis”.
D. MCIN: E’ stato un bel successo che le ha dato grandi soddisfazioni.
R. Pericoli: Sì, sono proprio contenta, ho ricevuto anche due importanti riconoscimenti: il Premio sport Gianni Brera a Milano e a Pontremoli il Bancarella Sport.
D. MCIN: Ha preso gusto a scrivere, cosa sta preparando adesso?
R. Pericoli: Ho finito di scrivere la mia autobiografia, spero di poterla pubblicare al più presto.
(ft. Nazionale Italiana di tennis, ministro Melandri, Pericoli)

D. MCIN: Oltre a fare la scrittrice, la telecronista ai grandi tornei di tennis, ci racconti di quante altre cose si occupa.
R. Pericoli: E’ vero non ho tempo per annoiarmi. Collaboro da 35 anni con il “Giornale”, cominciai a lavorare proprio con Indro Montanelli. Sono poi accompagnatrice ufficiale della Nazionale Italiana Femminile di tennis: ultimamente ho accompagnato le ragazze a vincere ad Orleans, in Francia, siamo in semi-finale alla Fed Cap e la prossima volta ci tocca la Russia. Poi insieme a Nicola Pietrangeli, rappresentiamo la Federazione Italiana Tennis. Nel 2004 sono stata nominata Ambasciatrice del Tennis Femminile dal Presidente del FIT Angelo Binagli ed anche maestra di cerimonie al Foro Italico durante gli Internazionali d’Italia.
D. MCIN: E’ anche tornata in televisione, dove già in passato oltre alle telecronache ha condotto giochi, trasmissioni di moda e di attualità.
R. Pericoli: La Federazione Tennis ha aperto un canale, si vede su Sky 224 e si chiama “Super Tennis”. Un altro importante impegno è aiutare il prossimo: dal 1973 sono  testimonial della Ricerca sul Cancro e della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori: raccolgo fondi per aiutare i bambini colpiti dal cancro con l’Associazione “Tennis per la vita”.
 
D. MCIN: So che ultimamente è passata alla musica, con successo!!
R. Pericoli: Ho capito a cosa si riferisce. Sono stata ad uno spettacolo di Fiorello: lui è veramente simpatico. Mi ha invitata sul palco e mi ha chiesto di cantare. Non me lo sono fatto ripetere due volte, ho ricevuto molti applausi e lui è rimasto sbalordito, non se lo aspettava. Tutti mi hanno detto che sono stata brava, io mi sono proprio divertita.
D.MCIN: Concludiamo la nostra chiacchierata parlando di viaggi: dove ama andare in vacanza e quali sono i suoi hobby?
R. Pericoli: Non gioco più a tennis da molti anni. Ho proprio attaccato la racchetta al muro. La mia grande passione oggi è il golf. Appena posso gioco. Qui a Monte – Carlo e nei golf della Costa Azzurra. Sono una donna molto fortunata, ho potuto girare il mondo. Oggi quando dico “vado in vacanza”, vuol dire che vado in Africa. Torno a casa. Io sono nata a Milano ma quando ero piccolissima con i miei genitori ci trasferimmo in Africa: Etiopia, Eritrea, Kenya. Sono stata a studiare al Loreto Convento di Nairobi e lì ho cominciato a giocare a tennis. Il “Mal d’Africa” esiste davvero, io l’Africa ce l’ho nel sangue. Una volta l’anno parto e vado in Kenya. L’Africa è magica, sembra che tutto sia immobile che non accada nulla, invece a ben guardare accadono molte cose. E poi il caldo, il mare, la natura, adoro tutto e naturalmente……. gioco a golf.

Sylvie Biancheri


Comincia la serie di incontri con i personaggi del Principato di Monaco. Una chiacchierata con i protagonisti della vita economica, istituzionale e culturale.
Ad aprire questa serie di interviste Sylvie Biancheri, direttore generale del Grimaldi Forum, una donna giovane, solare, dinamica, intelligente, piena di idee, che continuerà a far crescere questo importante centro dei congressi e della cultura di Monte - Carlo, che seppure giovane già è conosciuto e rinomato a livello internazionale.
D. MCIN- Sylvie Biancheri che cosa desidera di più oggi per il Grimaldi Forum dal punto di vista della cultura?
R. S.B.- Sono molto fiera di tutto quello che siamo riusciti ad organizzare fino ad oggi. Parlo al plurale perché non sono sola; con me c’è un gruppo di persone che lavora nei vari settori, con cui c’è una grande intesa e grande complicità nel lavoro. Tutti hanno voglia di fare ed al meglio. Un’equipe giovane: quando sono arrivata sei anni fa, avevamo una media di 34 anni.
Ogni anno, durante l’estate, organizziamo una grande esposizione esclusiva del Grimaldi Forum. Noi non siamo solo un centro esposizioni, perciò per le nostre mostre ci avvaliamo di collezionisti privati e musei. Il mio più grande desiderio sarebbe quello di riuscire a far diventare itinerante la nostra esposizione annuale. Abbiamo iniziato a farlo con la grande mostra dedicata alla Principessa Grace, che ebbe a Monaco un grande successo, e che altrettanto sta facendo in giro per il mondo. Dopo Giappone e Russia, la prossima tappa sarà Roma a Palazzo Ruspoli, dal prossimo 15 ottobre; in seguito alcuni abiti che furono della Principessa verranno esposti al Victoria and Albert Museum di Londra. Nel 2010 la mostra sarà all’Esposizione Universale di Shangai e poi ancora Canada e Brasile.
Insomma, il mio più grande desiderio sarebbe quello di portare il nome e l’immagine del Grimaldi Forum nel mondo, allo stesso tempo questo ci porterebbe ad ammortizzare i grandi costi delle esposizioni. Dobbiamo però ritenerci molto fortunati perché il governo monegasco per il 2009 ha stanziato per la cultura un budget di 4 milioni e 200 mila euro.


D. MCIN- E’ un’epoca di grande crisi economica, come la vive il Grimaldi Forum?
R. S.B.- Abbiamo uno sponsor ufficiale che è la Compagnie Monegasque de Banque (CMB), che ci aiuta a finanziare diversi progetti. Noi siamo specializzati in congressi di servizio, banche, assicurazioni, alcuni medici. Nel nostro calendario del 2009 abbiamo avuto alcune rinunce, cinque in tutto; ma nonostante ciò non ne risentiamo. Certo dispiace ma è la situazione attuale. I miei collaborati che si occupano dei congressi mi dicono che non passa giorno in cui non ci siano persone che chiamano un po’ da tutta Europa, che si informano per creare nuovi eventi o congressi, per i prossimi mesi o anni. Per cui, è vero c’è la crisi ma la gente ha voglia di creare, andare avanti e superarla e questo è il dato che noi tocchiamo con mano.
D. MCIN- Lei va molto fiera del suo gruppo di lavoro, dei suoi dipendenti, lo definisce un “gruppo di grande qualità”. Vogliamo parlare proprio di questo argomento? Siete stati da poco certificati ISO 14001 e siete il primo centro congressi in Europa a fare questo importante passo: come le è venuta l’idea?
R.S.B.- Da quando il Principe Alberto II è salito al trono, ha sollecitato tutta la popolazione ad occuparsi dell’ambiente, a lottare contro l’inquinamento. Certo non è facile, ci sono moltissime cose da fare. Ma ho pensato che anche noi possiamo contribuire nel nostro settore.
Il Grimaldi Forum è stato costruito con alcuni criteri ambientali molto importanti, infatti possediamo le pompe di calore e di raffreddamento, che usano l’acqua del mare sottostante, l’80 percento dell’illuminazione è a basso consumo energetico. Io ho deciso che dovevamo diventare il Centro dei Congressi Eco-Responsabile nel turismo d’affari. L’unico sistema per avere una referenza indiscutibile è la norma internazionale di qualità ISO 14001. La certificazione è un’opportunità di business ulteriore, una nostra garanzia verso i clienti. In questo momento per esempio dalla Spagna ci giungono domande per organizzare eventi ecologici. Vogliamo essere anche nei congressi e nel turismo un modello internazionale.
La consegna della Certificazione (ft GF©)

D. MCIN
- Il prossimo anno, 2010, il Grimaldi Forum festeggia i suoi primi dieci anni di vita. Che tipo di manifestazioni vorrebbe organizzare?
R. S.B.- Sarà una tappa molto importante per noi. La festeggeremo alla grande. Purtroppo ancora non posso annunciare nulla ma sarà un compleanno da non dimenticare!!!
D.MCIN- Signora Biancheri, se dovesse cambiare lavoro oggi, cosa vorrebbe fare?
R. S.B.- Ma io non ho proprio voglia di cambiare lavoro. Ho avuto la fortuna, quando ero ragazza di fare diverse esperienze anche all’estero. Sono state importanti, formano, aprono gli orizzonti, aiutano a crescere. Sono molto fortunata nel mio lavoro, perché è un’attività che stimola le idee, ci sono sempre cose nuove e creative. Come ho già detto, voglio far conoscere il nome del Grimaldi Forum nel mondo.
 
Mentre ci dice questo, Sylvie Biancheri, ha gli occhi che brillano dall’entusiasmo. Si vede che adora quello che fa e sicuramente lo trasmette a coloro che le sono accanto. Al Grimaldi Forum si respira un’aria di grande serenità e di grande attività. 
 
Basket Euro Cup: A.S. Monaco Basket/ Alba Berlino, martedì 29 gennaio ore 19 Salle Gaston Medecin.
Fino al 22 marzo, pista di pattinaggio su ghiaccio allo stadio nautico Rainier III, porto di Monaco