Io venero lo scrittore Stefano Benni perché ha scritto frasi che avrei voluto scrivere io. È l’autore che cito più sovente sui social perché le sue parole a volte scavano dentro, altre fanno riflettere per giorni, altre stuzzicano, altre divertono, altre fanno ridere, ma soprattutto mi hanno insegnato a cercare attraverso la scrittura una cosa rara che lui maneggia con maestria: l’ironia intelligente. Lo adoro perché piace alle donne ma anche moltissimo agli uomini e appassionare gli uomini alla lettura è una bell’impresa. È un uomo oggetto, oggetto infatti di tesi universitarie. Impossibile elencare tutte le sue pubblicazioni: teatro, poesie, romanzi e tanta arte disseminata ovunque.
Il Lupo mi ha cambiato la vita l’anno scorso, assieme a Cinzia Colman, la direttrice di Montecarloin che pubblica la mia rubrica Racconti da Monaco. Il mito Benni ha selezionato, proprio nel momento in cui stavo per arrendermi, un mio racconto per il concorso Bar Sport indetto da La Repubblica e ho avuto l’onore di essere invitata al Festivaletteratura di Mantova e così di conoscerlo. Vederlo esattamente un anno dopo, davanti a me, nella stazione di Monte-Carlo col suo immancabile Borsalino è stata un'emozione che non scorderò.
Da qualche sera, nelle strade del Principato, si ode un rombo particolare, quello di un’auto potente, un prototipo, la mitica One:1. I car spotter sono in fibrillazione, non solo per l’eccezionalità del veicolo, ne esistono solo 7 esemplari, ma anche, o meglio, soprattutto per chi la conduce. Il pilota infatti è una “lei”: Carina Lima, la lady driver del Gran Turismo (Team Imperiale Racing).
Terrazza del Monte-Carlo Beach, un pomeriggio di fine agosto. Il mare luccica. Carina è di fronte a me: la osservo. È bella, fisico scolpito, sicura di sé ed affascinante, parla impeccabilmente l’italiano, ma sento che c’è molto di più.
D:Obbligatorio iniziare la nostra chiacchierata con la seguente domanda: com’è nata la tua passione per le auto?
R: Sono sempre stata innamorata della velocità. Sin da piccola mi piacevano moto ed auto. Per le moto ho un grande rispetto, guidavo una Harley perché è una moto “easy”. Delle auto adoro il controllo della potenza e la velocità.
D: Quando la passione si è trasformata in una professione?
R: In realtà non è una professione, è un hobby. Ho iniziato troppo tardi. Per me è un piacere, una sfida, soprattutto per noi che siamo donne.
D: Appunto: com’è esser donna in un mondo esclusivamente maschile?
R: È terribile. Perché qualsiasi sbaglio che io possa fare: danno la colpa al fatto che io sono una donna. Agli uomini certe cose non vengono fatte notare. Mi sono accaduti due incidenti e la colpa l’hanno attribuita all’inizio a me perché una “lei”, anche se le immagini dicevano il contrario.
D: Sono poche, ma vi sono anche altre donne pilota: c’è competizione tra di voi o complicità?
R: Il rapporto tra le donne non è facile. Se apparteniamo a categorie differenti non ci sono grossi problemi, ma c’è sempre qualcosa tra di noi che tra gli uomini invece non c’è. Loro sono molto più complici, si danno forza tra di loro.
D: Nel tuo team sono tutti uomini, come ti trovi con loro?
R: Nessun tipo di problema. Mi aiutano.
D: Quali sono i risultati sportivi che ti hanno dato maggior soddisfazione personale?
R: Il Super Trofeo europeo, nella mia categoria (Gallardo AM), l’anno scorso. E quando riesco a superare i miei limiti. Non mi sento in competizione con gli altri, dai quali cerco d’imparare, ma con me stessa.
D: Hai paura qualche volta?
R: Mai. Forse qualche insicurezza, ma nessuna paura. Ho avuto recentemente un incidente ed ho ripreso normalmente.
D: Se non fossi riuscita a diventare pilota, cosa avresti fatto?
R: Tante cose, ma penso la carriera militare. Ho bisogno di sfide, di adrenalina, quella positiva.
D: Cosa ti piacerebbe che fosse scritto su di te?
R: Che ho voglia di vivere e che sono alla ricerca di qualcosa di spirituale.
D: Prossimi impegni.
R: Ora devo terminare il Super Trofeo Lamborghini.
D: Ultima domanda da una che ha difficoltà a parcheggiare un’utilitaria: auto preferita?
R: Mai provato una macchina come la Koenigsegg: potente, mi piace guidarla, anche se difficile da dominare. Anche la Brabus G63, ma tutte le macchine, ognuna propone un modo diverso di guida.
L’ho osservata alla guida di quel bolide, dal quale è difficoltoso anche solo uscirne, ed avrei potuto fermarmi alle apparenze. Carina incuriosisce e parlando con lei ho capito che dietro agli occhiali, ai tatuaggi, alla corazza che si è costruita: c’è una persona luminosa ed una mamma presente; semplicemente una donna con tanta voglia di afferrare la vita. Sento di dover concludere quest’incontro con i versi del poeta Fernando Pessoa, portoghese, proprio come Carina: “Se mai non ottenessi gloria, o mai amore o giusta stima ricevessi, basta che sia la vita solo vita e che io la viva.”